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I Celtics sbiaditi

3 MARZO
BASKET/NBA

Tante difficoltà per Boston. Walker in grande sofferenza.

GUIDO BAGATTA

Avanti, quanti di voi, praticamente a metà campionato NBA, avrebbero pensato che Boston sarebbe stata in lotta per un posto ai playoffs e che Philadelphia, invece, fosse la migliore squadra (con i Nets e i Bucks) di tutto l’est? Se per i Sixers la sorpresa positiva è soprattutto basata sul torneo spettacolare che sta giocando Tobias Harris, diventato il terzo big della squadra con Embid e Simmons, capire cosa stia accadendo a Boston è decisamente più complicato.

Non bastano infatti, né la partenza di Gordon Hayward né l’assenza di un centro “inteso come tale” per giustificare la problematica stagione che sta andando in scena al Boston Garden. Sul parquet incrociato, le stelle dovrebbero essere tre, da quando è arrivato Kemba Walker ad unirsi al duo meraviglia composto da Jayson Tatum e Jaylen Brown, ma proprio Walker, nella sua seconda stagione in biancoverde, sta facendo fatica in ogni situazione e non solo in difesa, dove la sua “misura” lo ha sempre messo in difficoltà nei confronti dei play proprio alla Simmons, per capirci.

Da lui, in attacco, i Celtics si aspettavano si una ventina di punti a partita (ne sta facendo 18.3), ma soprattutto che nei momenti di switch delle partite, potesse dare quel quid in più da superstar che per ora non e’ arrivato. Così se Tatum (26 a gara), oramai la vera stella incontrastata di Boston per i prossimi dieci anni, per qualche motivo, prende la serata sbagliata o è in panchina quando gli avversari spingono per un break, la squadra non reagisce perché il solo Brown non può bastare.

Come dicevamo, c’è poi il problema dei lunghi , che è stato decisamente sottovalutato dal general manager Danny Ainge, tra l’altro dato per sicuro partente a fine campionato. Se Williams è in crescita ma ha bisogno ancora di tempo per farci capire se è realmente da NBA(e i Celtics, di tempo, non ne hanno molto) Tristan Thompson ha fatto capire che, uscito da Cleveland, e’ rimasto solo qualche pezzettino di quel giocatore che è stato il perfetto complemento per LeBron James nei Cavs campioni. Ainge sperava che la situazione si ripetesse con Tatum, ma non é accaduto e questo, i Celtics, lo stanno pagando carissimo.

Ma anche se Thompson giocasse in modalità “Cavs 2018” a detta di molti, i biancoverdi sono corti e leggeri, soprattutto quando si giungerà ai playoffs, sempre che ci arrivino, il che, come già detto, non è poi così scontato. A tutto questo aggiungiamo, poi, come “ciliegina”, la stagione a singhiozzo che sta facendo Marcus Smart , con l’infortunio al polpaccio che lo ha tolto dal campo proprio nel momento in cui le sue capacità difensive (può marcare tre ruoli diversi) stavano facendo la differenza sempre nei famosi momenti dove i particolari contano tantissimo. Cosa possa fare adesso Boston (che, discorso playoffs a parte, sembra comunque decisamente inferiore a Nets, Bucks e Sixers) è difficile da capirlo.

L’unica soluzione potrebbe essere un “colpaccio” sulla trading line (magari Vucevic da Orlando, se i Magic, anche quest’anno decisamente tristi, decidessero di iniziare una ricostruzione, cedendo il loro miglior giocatore) ma, ovviamente, non basterebbe la loro volontà ma anche quella…. altrui.

 Altrimenti, dopo le tante delusioni degli anni scorsi, anche questa stagione finirà in archivio come un’altra da dimenticare per un coach come Brad Stevens che, nei suoi primi anni al Garden, aveva fatto vedere grandi doti di costruttore, ma una volta arrivati al dunque, non è riuscito a salire gli scalini più importanti.

GUIDO BAGATTA
Kemba Walker

Getty ImagesKemba Walker

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