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L’unsung hero di cui vi parliamo oggi invece veste proprio la maglia verde San Patrizio della prestigiosa franchigia del Massachussetts, la più vincente nella storia della NBA al pari dei Los Angeles Lakers con 17 Larry O’Brien throphies messi in bacheca.
Grant Williams è un altro self-made man che si è costruito esclusivamente attraverso il lavoro, smentendo chi nutriva riserve in merito al suo futuro professionale sui parquet NBA.
L’attuale numero 12 dei Celtics durante l’adolescenza è stato infatti bollato da alcuni addetti ai lavori come un ragazzo sovrappeso e pigro. Negli anni al college di Tennessee, però, Grant ha lavorato a tal punto da asciugare sensibilmente il grasso corporeo e di meritarsi poi, al Draft NBA del 2019, la 22a scelta al primo giro per conto proprio dei Boston Celtics, al quale va riconosciuto il merito di aver sbagliato pochissime mosse di mercato negli ultimi anni e di aver investito sapientemente sui loro giovani prospetti.
Nella serie contro i Brooklyn Nets, coach Ime Udoka ha attuato rotazioni da 8/9 uomini, impiegando Williams per quasi 30 minuti di media a partita. Parte sì dalla panchina, ma gioca quanto un titolare! Il perché lo ha detto chiaramente il campo, perché al 23enne nato a Houston piace rispondere coi fatti, da sempre. E un certo Kevin Durant lo ha esperito sulla sua pelle, che sicuro porterà ancora qualche livido a causa della difesa ruvida - ma sempre corretta - del 12 dei Celtics, spesso e volentieri sulle sue piste.
La difesa dei Celtics è stata la chiave che sin da Gara 1 ha fatto girare la serie dalla parte dei biancoverdi, con buona pace di Irving, Durant e soci. Steve Nash non è infatti mai riuscito realmente a trovare gli adjustments adeguati a superare la pressione difensiva estremamente fisica applicata da Boston. Blitz per raddoppiare le stelle dei Nets, cambi sistematici sui blocchi, rotazioni quasi sempre puntuali sugli scarichi e l’ostruzione delle linee di passaggio hanno permesso ai Celtics di fare scacco matto a Steve Nash.
Riferimento agli scacchi non casuale: Grant Williams infatti è un fenomeno anche quando si trova seduto a muovere pedoni, torri, cavalli e quant’altro su una plancia da gioco a scacchiera. Basti pensare che negli anni liceali era entrato nelle classifiche nazionali, riuscendo a sconfiggere persino il numero 1 del momento nel ranking USA!
Ma non solo: Williams ha imparato a suonare diversi strumenti musicali - dal piano al violino, senza disdegnare il clarinetto - e in generale si è più volte dimostrato incline a imparare ed esercitarsi in nuovi studi ed esperienze. Alla faccia di chi sosteneva fosse pigro… In campo certo non è guizzante, né tantomeno spettacolare. Ma è un giocatore di contorno estremamente prezioso in quintetto, da utilizzare nei ruoli di ala o anche da centro tattico in un quintetto piccolo: difende forte su tutti i ruoli, fa taglia-fuori, a rimbalzo e quando tira dall’angolo è quasi una sentenza. Nella serie ha segnato 8 triple su 16 tentate, per un perfetto 50% dall’arco. Da 2 punti invece ha sfiorato il 58%, segnando oltre 11 punti di media a partita. Nella serie sempre contro i Nets dello scorso anno, ne segnava appena 3.5 ad allacciata di scarpe in una dozzina di minuti scarsa.
Il suo nome ricorda il granito, e Grant Williams del granito ha anche la consistenza: duro, resistente, compatto come una roccia. Non scintillante come il diamante Tatum, ma comunque preziosa. Coach Ime Udoka sa di poter fare sicuro affidamento sul suo numero 12 anche per la semifinale playoff, nella quale con ogni probabilità ci sarà un greco di nome Giannis da fermare…
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