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Zion ha scalato la montagna

29 MARZO
BASKET/NBA

L'asso dei Pelicans ora brilla di luce propria.

GUIDO BAGATTA

C’è voluto un po’ di tempo, ma alla fine Zion Williamson è diventato quel giocatore che tutti avevano preventivato. Il percorso è stato più lungo e tortuoso del previsto per i tanti infortuni che hanno limitato l’ex Duke, ma anche per un adattamento psicologico di Zion, al nuovo mondo in cui stava vivendo, al quale nessuno lo aveva probabilmente preparato. Per tutti, una volta recuperato dal “famoso” infortunio al college (quello dove, per la troppa potenza, fece esplodere la scarpa destra) il suo strapotere fisico sarebbe stato più che sufficiente per dominare a livello dei pro, così come aveva sempre fatto nelle varie tappe della sua carriera.

Ed invece il tutto si è maledettamente complicato per l’aggiunta di un altro paio di problemi fisici, per la decisone(giusta) del club di centellinare il suo minutaggio, per il cambio dell’allenatore e per l’arrivo del Covid: tutti questi fattori hanno praticamente bloccato una progressione che sembrava davvero inarrestabile e che ora, dà l’idea di aver ripreso finalmente a correre. Con i Pelicans che difficilmente raggiungeranno i playoffs, nonostante l’ottimo torneo che anche Brandon Ingram, l’altra star della squadra sta disputando, il gioco dell’assurdo ci sta consegnando un Williamson che da poco prima dell’All Star Game, ha realmente cominciato a dominare il gioco in ogni suo aspetto, tiro da tre punti escluso. Le sue prestazioni hanno ispirato una serie di paragoni sempre più verso l’alto, ultimo dei quali con Shaquille O’Neal. “Un piccolo Shaq, con meno centimetri ma il triplo della velocità” questo, in sintesi, il concetto che ha cominciato a girare.

E le cifre delle sue recenti uscite, non fanno che supportare il tutto. Nelle ultime 20 partite che ha giocato, Zion ha segnato sempre più di 20 punti tirando con oltre il 50% dal campo. Nella storia della NBA, sino ad ora, era capitato una sola volta: a voi indovinare chi fosse il giocatore in questione (si…proprio Shaq).

 Rispetto all’inizio del campionato, coach Van Gundy lo ha spostato di ruolo, scalandolo praticamente di una posizione: adesso non gioca più da 4(almeno all’inizio dell’azione) ma da 3, e questo gli permette di partire uno contro uno in palleggio battendo praticamente sempre il suo avversario che, o è più piccolo, o meno veloce di lui. Risultato del tutto, i numeri che vedete qui sopra, ai quali aggiungiamo un paio di “quasi” quarantelli nelle sue ultime due uscite.

“Ma non poteva pensarci prima” direte voi, riferendovi a Van Gundy?  Beh, in effetti si: se l’allenatore dei Pels avesse capito in anticipo la situazione, New Orleans, oggi sarebbe sicuramente una squadra da playoffs, anche perché il resto del gruppo, almeno sulla carta, non era davvero male. Poi, con l’aritmetica che ha cominciato a cozzare contro le speranze di un’intera città, sono partiti Redick e Melli e si è cominciato a parlare di un Melo Ball che in estate verrà spedito altrove. Qualcuno vorrebbe addirittura Van Gundy defenestrato appena la regular season sarà conclusa, il che mi sembra “leggermente” eccessivo. Prima vediamo dove ti porta per mano Zion, in un anno di basket normale, e poi si potrà vedere e capire,

GUIDO BAGATTA
Zion Williamson

Getty ImagesZion Williamson

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