_atrk_opts = { atrk_acct:'ryZiw1Fx9f207i', domain:'sport-today.it',dynamic: true};(function() { var as = document.createElement('script'); as.type = 'text/javascript'; as.async = true; as.src = 'https://certify-js.alexametrics.com/atrk.js'; var s = document.getElementsByTagName('script')[0];s.parentNode.insertBefore(as, s); })();
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Nelle ultime settimane sono diventati tutti pazzi del prodotto dell’università di Georgia Tech, che con le sue giocate d’istinto e furbizia galvanizza ogni serata il pubblico di casa, a tal punto da spingere gli stessi fan a tributargli cori e ovazioni. Calato da tempo l’hype per Zion Williamson - la giovane stella che in questa stagione non è mai scesa in campo a causa di infortuni, una forma fisica rivedibile (…) e qualche mal di pancia - ora sono tutti pazzi per il piccolo, guizzante Jose. Come se fosse uno di famiglia. Come il più classico hombre del pueblo.
Nato a Brooklyn ma di origini messicano/portoricane - recentemente ha dichiarato che giocherà per la nazionale di Porto Rico in estate - Alvarado si era reso eleggibile al Draft dello scorso anno, senza però venir selezionato da alcuna delle 30 franchigie NBA. I Pelicans gli hanno offerto un two-way contract solo ad agosto 2021, parcheggiandolo poi per la maggior parte della stagione in G-League. Da febbraio però a New Orleans il vento è cambiato: coach Green ha cominciato a concedere sempre più minuti e fiducia al suo numero 15. Un motorino instancabile, che garantisce grinta, intensità difensiva e irresistibili scorribande alla Speedy Gonzales.
Alvarado non avrebbe il fisico per giocare in NBA, ma lui non lo sa e continua a correre, perpetuamente, proprio come se fosse il topo più veloce di tutto il Messico. E quando non corre è per terra, a lottare per far sua una palla vagante. E se non lo vedi davanti a te, devi fare ancora più attenzione: oramai i suoi caratteristici agguati partendo dall’angolo per assalire alle spalle il portatore di palla, a rimessa da fondo appena eseguita, hanno conquistato tutti per genialità ed effetto sorpresa quasi assicurato. Persino Chris Paul ha dovuto fare i conti con Grand Theft Alvarado, come è stato ribattezzato dai compagni riprendendo il nome del videogame Grand Theft Auto. Jose è infatti riuscito a mettere in difficoltà, specialmente in Gara 4, il playmaker puro più forte degli ultimi 2 o 3 decenni. In pochi possono vantarsi di esserci riusciti, anche solo per una partita…
Ma di Alvarado non andrebbero analizzate solo l’energia travolgente e la grande applicazione difensiva. Nei 19.5 minuti di impiego medio a partita, nella serie contro i Suns, ha segnato 8 punti di media tirando con il 48.5% da 2 e il 37.5% da 3 punti. Una discreta pericolosità offensiva per un playmaker di circa 180 cm che fino a pochi mesi fa nessuno conosceva… Ma che da qui ai prossimi 4 anni gli avversari dei Pelicans non dovranno sottovalutare, perché la franchigia della Louisiana gli ha offerto infatti un contratto quadriennale!
Non sappiamo se anche nella prossima stagione l’Alvarado-mania ci farà nuovamente compagnia: come la Linsanity ci ha insegnato, i fenomeni entusiasmanti di questo tipo hanno i tratti della meteora: squarciano il buio del cielo notturno con un lampo, una scia da ammirare a bocca aperta per un breve lasso di tempo, fino a che questa svanisce lentamente nell’oscurità.
Un paio di certezze però le abbiamo. La prima è che l'ascesa verticale from 0 to hero di Jose Alvarado è stata la novità più bella dell’anno nella National Basketball Association. Repentina, inaspettata, dirompente, briosa, entusiasmante. Proprio come lui.
La seconda è che farà di tutto per sfruttare ogni opportunità che nei prossimi 4 anni gli verrà data in NBA. Quindi non scommettete sul fatto che Grand Theft Alvarado sia destinato a eclissarsi. Altrimenti, oltre ai palloni, potrebbe soffiarvi anche i soldi della puntata...
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