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Gara 4 dei Boston Celtics svolta in questo preciso momento, perché il vecchio Al - 36 anni da compiere il prossimo 3 giugno - prende l’affronto di Giannis in maniera personale. “I took that personally”, per dirla come Michael Jordan in The Last Dance… Un accostamento - quello a His Airness - che Horford si è meritato per la reazione mentale che ha avuto, trascinando Boston da campione e leader a una meritata vittoria che appena 48 ore prima era sfuggita sul più bello, con un tap-in vincente dello stesso lungo dominicano non valido per un solo decimo di secondo… Questa volta la storia della partita è diversa: Horford segna 16 dei suoi 30 punti nel solo quarto periodo tirando con un impeccabile 6/6 dal campo. Restituisce la schiacciata in testa al greco, urla di rabbia, si carica Boston sulle spalle e i Celtics mettono la freccia nell’ultimo periodo, vincendo 43-26 il parziale degli ultimi 12 minuti.
Giustamente Jaylen Brown e soprattutto Jayson Tatum godono maggiormente dell’attenzione mediatica quando si parla dei Celtics, ma il cuore e l’anima della squadra la incorporano Marcus Smart e Al Horford. Ma a differenza del numero 36, premiato come miglior difensore della Regular Season, il 42 dei Celtics risalta meno: è un leader silenzioso, meno emotivo e vocale rispetto a Smart, ma altrettanto prezioso. La colonna portante dei Celtics di Ime Udoka è proprio lui, Big Al. Il grande veterano che questa notte ha vestito i panni del cavaliere nero dell’immortale Gigi Proietti, quello a cui "nun je devi rompere er…". Se no sono guai. E se lo ha capito anche Giannis Antetokounmpo, sono tutti avvisati.
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