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L'approccio si mescola alla tecnologia: "I giapponesi dopo aver messo in pista una moto accettano piccole evoluzioni, questo bastava nei loro anni d'oro; la vecchia guardia dei tecnici fa fatica a seguire la mole di dati e a cercare una soluzione scientifica a un problema. Adesso servono molti ingegneri, meglio se giovani: in Giappone tendono a distinguere ancora tra lavoro in fabbrica e lavoro in pista, invece sono aspetti da affiancare, altrimenti non si riesce a risolvere subito un problema, né a orientare lo sviluppo della moto per l'anno dopo. I giapponesi in pista faticano a fornire alla fabbrica informazioni precise su come risolvere un problema e sviluppare poi la moto. Ora bisogna fare la moto insieme e farla funzionare insieme in pista: pian piano la Suzuki ha capito che era il metodo vincente, e senza avere il budget degli altri. L'analisi sofisticata dei dati va oltre le indicazioni di un pilota su un problema: la frenata per esempio va migliorata, ma se affianchi all'indicazione il dato faciliti la risoluzione di un problema. Non si tratta solamente di assumere ingengneri, ma di pianificare, organizzare, coordinare; è una evoluzione ormai vecchia di 5 o 6 anni, ma qualcuno ancora non l'ha capito".
Getty ImagesAi tempi di Suzuki