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Dopo aver conquistato la Ducati ufficiale, il pilota romagnolo non ha ancora fatto vedere di che pasta è fatto: "L'incidente di Barcellona rientra tra le cose che possono capitare, anche se è brutto da dire. Non ho tenuto purtroppo in considerazione che all'interno della prima curva l'asfalto fosse molto sporco e non sono riuscito a frenare; in una traiettoria ideale mi sarei fermato, ma è colpa mia. In un certo quale modo, ho dato una mano a Pecco: il gruppo si è scremato, cinque piloti in più sarebbero stati un rischio vero per lui. So qual è il mio potenziale, devo solo esprimerlo e Ducati crede in me: non mi hanno infastidito quelli che hanno caldeggiato la promozione di Martin, quest'anno è davvero veloce. Rispetto al primo incidente ci metterò meno tempo a essere veloce, avere corso poco ha complicato l'adattamento alla Desmosedici".
Il titolo del compagno di Scuderia è messo a repentaglio da colui che la Ducati aveva messo in concorrenza con lui per il ruolo da ufficiale, spiega a 'La Gazzetta dello Sport': "Pecco è il campione del mondo, è interessante vedere un metodo di lavoro diverso dal mio; essere sicuri di se stessi è fondamentale per mettere a posto la moto. Da lui voglio predere la capacità di vedere le cose positive in ogni aspetto e il rendimento su ogni pista. Rispetto al Team Gresini il metodo di lavoro è più complicato: sviluppare è altra cosa che salire su un mezzo e guidare; racconto le mie sensazioni, Ducati sa dove intervenire in base alle indicazioni dei piloti".
Getty ImagesEnea Bastianini