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Calciomercato, le minusvalenze peggiori nella storia del campionato italiano

2 AGOSTO
CALCIO/CALCIOMERCATO

Plusvalenze (gonfiate o meno), minusvalenze, ammortamento e così a seguire. Se prima l’idea di calciomercato era associata solo una specie di album delle figurine da collezionare, con il passare degli anni tutti questi termini di economia sono entrati con forza nel vocabolario del tifoso medio...

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Plusvalenze (gonfiate o meno), minusvalenze, ammortamento e così a seguire. Se prima l’idea di calciomercato era associata solo una specie di album delle figurine da collezionare, con il passare degli anni tutti questi termini di economia sono entrati con forza nel vocabolario del tifoso medio, che ha imparato a comprenderne significato e, soprattutto, importanza per la sopravvivenza di ogni club. Che per le nuove regole di trasparenza dei bilanci, non può permettersi il lusso di cedere un calciatore a un prezzo inferiore rispetto a quello di acquisto, a meno che non siano passati abbastanza anni da aver ammortizzato l’investimento iniziale. Senza entrare troppo nel dettaglio di quest’ultimo aspetto tecnico, però, si può dire che in linea di massima quando un calciatore ha un “deterioramento del prezzo” tra l’acquisto e la cessione, la società “subisce” una minusvalenza. E nella storia delle squadre di Serie A ci sono stati tanti e clamorosi casi che hanno come protagonisti anche giocatori del calibro di Zlatan Ibrahimovic, Gonzalo Higuain, Antonio Cassano e Lilian Thuram. 

DA THURAM AD AMAURI E FELIPE MELO, LE MINUSVALENZE DELLA JUVE

Proprio quella di Lilian Thuram è stata una delle minusvalenze più clamorose della storia del campionato italiano, profondamente condizionata dal caso” Calciopoli” che ha colpito la Juventus nell’estate del 2006, facendola scendere per la prima volta nella sua storia in Serie B. Il difensore francese è stato acquistato dai bianconeri per 41,5 milioni di euro dal Parma a giugno 2001 e, dopo ottime stagioni con la Vecchia Signora, è stato “svenduto” per appena 5 milioni al Barcellona (insieme a Zambrotta). Senza considerare i costi ammortizzati nel corso degli anni di permanenza in bianconero, insomma, si parla di una differenza di ben 36,5 milioni di euro. Sempre a Torino, ma in un caso totalmente diverso, si registra anche il “deterioramento del prezzo” di Amauri, che lo fa rientrare tra le peggiori minusvalenze italiane. Dopo averlo visto all’opera con la maglia del Palermo, la Juve ha deciso di puntare sull’attaccante italo-brasiliano investendo 22,8 milioni di euro nel 2008. A gennaio 2012, non rientrando nei piani di Antonio Conte, l’attaccante però è stato ceduto alla Fiorentina a titolo definitivo per appena 500mila euro. La differenza è di 22,3 milioni. Percorso simile quello di Felipe Melo: il centrocampista brasiliano, arrivato a Torino per 25 milioni dalla Fiorentina a luglio 2009, è stato successivamente venduto al Galatasaray per 3,75 milioni dopo appena due stagioni, per una perdita di 21,25 milioni. 

LA MINUSVALENZA DI CASSANO

Minusvalenza da 23 milioni di euro, invece, è quella di Antonio Cassano alla Roma, che lo ha preso dal Bari nel 2001 per 28,5 milioni. Il pugliese ha avuto subito un ottimo impatto con i giallorossi, ma poi, a causa del suo carattere esuberante e di alcune problematiche con la dirigenza, la società capitolina ha scelto di mandarlo via a tutti costi, cedendolo al Real Madrid per 5,5 milioni di euro. 

IL CASO HIGUAIN

Caso davvero particolare è quello relativo a Gonzalo Higuain, passato in appena tre stagioni da “giocatore più caro della storia della Serie A” a “zavorra” in casa Juve. Il suo trasferimento dal Napoli alla Juventus, avvenuto a luglio 2016 per 90 milioni di euro, è stato all'epoca il più costoso nella storia della Serie A. Poi, dopo buone stagioni in bianconero, i flop nei prestiti con Milan e Chelsea (segnate anche da un vistoso calo di forma) e il ritorno positivo a Torino sotto gli ordini di Sarri, il rapporto tra la Vecchia Signora e il Pipita è terminato a settembre 2020 con l’arrivo di Pirlo e una risoluzione consensuale del contratto, in quanto il giocatore non rientrava più nei piani della società. «Tale operazione genera un effetto economico negativo sull’esercizio 2019/2020, pari a 18,3 milioni di euro, per effetto della svalutazione del valore residuo del calciatore», c’era scritto nel comunicato ufficiale dei bianconeri per l’addio all’argentino. 

IBRAHIMOVIC, LA MINUSVALENZA PEGGIORE

Dopo Higuain, anche un altro campionissimo come Ibrahimovic è stato protagonista di una delle minusvalenze peggiori della storia del calcio. Non propriamente della Serie A, perché a svenderlo è stato il Barcellona, che lo ha ceduto al Milan a un anno di distanza dal suo acquisto dall’Inter per un valore complessivo di 69,5 milioni di euro (49,5 milioni di euro più il cartellino di Eto’o, valutato 20 milioni). In Catalogna però Zlatan non è riuscito a integrarsi e il rapporto non certo idilliaco con Guardiola ha fatto il resto. Dopo una sola stagione è stato ceduto al Milan per 24 milioni di euro, per una minusvalenza di ben 45,5 milioni. D’altronde si sa, quando Ibrahimovic fa qualcosa, la deve fare meglio di chiunque altro. 

Antonio Cassano, Real Madrid

Getty ImagesAntonio Cassano ai tempi del Real Madrid

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