_atrk_opts = { atrk_acct:'ryZiw1Fx9f207i', domain:'sport-today.it',dynamic: true};(function() { var as = document.createElement('script'); as.type = 'text/javascript'; as.async = true; as.src = 'https://certify-js.alexametrics.com/atrk.js'; var s = document.getElementsByTagName('script')[0];s.parentNode.insertBefore(as, s); })();
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Diritti tv: ecco come avviene la ripartizione in Italia
A differenza di Regno Unito e USA, nel 1980 in Italia non c'era nessuna legge che regolamentasse la trasmissione delle partite di calcio. Qualsiasi televisione privata era libera di riprendere una qualunque gara in territorio italiano, e nulla poteva impedire l'accesso agli stadi agli operatori di cinepresa. In pochi però sfruttavano questo vuoto legislativo: i proventi delle pubblicità infatti non erano ancora così alti. Le cose sono cambiate a partire dal 1993, con l'avvento di Tele+, ma la vera svolta è arrivata nel 2008, con la Legge Melandri (revisionata poi dalla riforma Lotti). Da qui la decisione di ripartire i proventi dei diritti tv in base a criteri precisi. Attualmente la distribuzione delle risorse provenienti dalla commercializzazione della partite del campionato italiano è così composta:
- 50% in parti uguali;
- 20% in base al bacino d'utenza (di cui il 12% in base agli spettatori paganti e l'8% in base all'audience televisiva certificata Auditel);
- 30% in base ai risultati sportivi (di cui il 12% basato sul piazzamento e il 3% sui punti della stagione in corso, il 10% sulla base dei risultati conseguiti negli ultimi cinque campionati e il 5% sulla base della graduatoria formata tenendo conto dei risultati sportivi conseguiti a livello nazionale e internazionale dalla Stagione Sportiva 1946/47 alla sesta antecedente a quella di riferimento).
Prendendo in esame l'ultimo campionato, stando alle stime di Calcio e Finanza, la Serie A nella stagione 2022/23 ha distribuito circa 1,018 miliardi di euro netti ai club (al netto del valore del paracadute e dei versamenti in mutualità alle leghe inferiori). In vetta a questa classifica c'è l’Inter (87,1 milioni), davanti a Napoli e Milan (80,3 e 80,1), uniche squadre oltre gli 80 milioni di euro. La Juventus, quarta, si ferma a circa 78 milioni di euro. In fondo alla graduatoria, invece, ci sono Empoli, Spezia e Cremonese, con i lombardi unica società sotto i 30 milioni di ricavi.
L'impatto dei diritti tv sul calciomercato di Serie A
Questi dati dimostrano in modo incontrovertibile quanto le finanze dei club siano dipendenti dal maxi portafoglio dei diritti tv. Era già così, ma dopo la pandemia da Covid questo fattore è cresciuto a dismisura. Per due anni infatti le squadre non hanno potuto contare sugli incassi derivanti dalle presenze allo stadio (abbonamenti e biglietti): una mazzata che in alcuni casi ha messo in ginocchio delle realtà anche molto strutturate del nostro calcio. In molti nel 2020 hanno spinto per la ripresa del campionato proprio per questo motivo. Somme ingenti che servono a tenere in piedi tutto il movimento italiano.
Getty ImagesIl Napoli ha collezionato cinque vittorie al San Paolo dalla ripresa della Serie A, tante quante nel resto del campionato in casa.