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Kyrie Irving, il 'no Vax' che spacca l'NBA

8 OTTOBRE
BASKET

La guardia dei Nets non molla e continua a dire di no alla possibilità di vaccinarsi contro il Coronavirus: a rischio l'inizio della stagione. Ma a Brookyln le soluzioni alternative non mancano....

GUIDO BAGATTA

Meno di due settimane dal via ufficiale del campionato NBA ma, con la preseason più che mai lanciata, tutti continuano a parlare di quel 5% di giocatori che non hanno voluto vaccinarsi ed in particolare del più famoso del gruppetto guidato da Kyrie Irving.

La guardia dei Nets, da sempre un giocatore che definire “problematico” è fargli un complimento, sin dall’inizio della campagna vaccinale americana aveva comunicato alla sua squadra l’ intenzione di non inocularsi. In un primo momento, un po’ tutti avevano creduto che alla fine anche lui si sarebbe convinto, ma invece, con la stagione alle porte, Irving è ancora ai box.

E questo non perché i giocatori siano obbligati a vaccinarsi (il sindacato, sin dai primi giorni della campagna, ha negoziato con la NBA una specie di patto di libera scelta), ma perché in molti stati e città dell’est americano, chi non è vaccinato (e quindi non può esibire quello che noi chiamiamo Green Pass) non può accedere a nessun spazio condiviso al coperto. E, a differenza dell’Italia, non c’è neppure l’escamotage del tampone ogni 48 ore per bypassare la regola: a New York, o ti vaccini o finisci nell’angolo, punto e basta.

Irving, oramai un 'no wax' dichiarato con tanto di partecipazione attiva ai vari Forum più o meno complottisti, sembra assolutamente deciso a non piegarsi alla volontà comune perdendo in questo modo il diritto ad allenarsi al Barclay’s Center ed ovviamente a giocare sullo stesso campo le prossime partite casalinghe. Ma per la guardia “ribelle” non finisce qui: infatti in determinate città, la sua presenza a seguito di Brooklyn potrebbe costargli davvero cara e, nel caso di Toronto, causare addirittura un problema diplomatico.

In Canada infatti, per tutti i non vaccinati provenienti dall’estero (quindi anche i Nets) è ancora prevista una quarantena “vecchio” stile, con sei mesi di carcere per chi non la rispetta in qualche modo. È quindi ovvio che, ad oggi, sicuramente Irving non potrebbe giocare le trasferte a Toronto, oltre alle gare casalinghe, rinunciando in questo modo a circa 350.000 dollari ad incontro. Ma sarebbe solo l’inizio, perché, anche se le regole locali americane sono in costante e veloce mutamento, ci sono, ad oggi, parecchi altri impianti dove l’ex Duke non potrebbe accedere, neppure per andare al bar.

In queste ore, Kevin Durant ha dichiarato di essere fiducioso del fatto che prima del via ufficiale il suo amico Kyrie, farà il "grande passo" e si adeguerà a quello che hanno fatto tutti gli altri suoi compagni. Nei Nets, infatti, Irving è l’unico non vaccinato, anche se altri membri del club sono rimasti in bilico sino al termine dell’estate, per poi decidere per il si.

Intanto il management del club, quasi avesse previsto quello che sta accadendo, ha preso in luglio un veterano come Patty Mills, che senza Kyrie in squadra potrebbe partire vicino ad Harden, oppure arrivare direttamente dalla panchina. Una panchina che si è notevolmente rinforzata (anche se non la si può certo definire verde…) con l’arrivo di Paul Milsapp ed il ritorno di LaMarcus Aldridge, ritiratosi in febbraio per problemi cardiaci per poi ottenere dai medici il disco verde per riprendere a giocare.

Come vedete, il telaio dei Nets, soprattutto se pensiamo all’anno scorso ed ai mille infortuni occorsi, è ancora migliorato, ma di questi tempi l’argomento più chiacchierato a Brooklyn non riguarda le chances di Durant per battere Antetakuompo, ma solo ed unicamente se Irving sarà in campo il 19 ottobre, oppure no.

GUIDO BAGATTA
Irving

Getty ImagesKyrie Irving

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