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Basket, la grande delusione si chiama Venezia

17 GENNAIO
BASKET

Stagione fallimentare della Reyer. Tanti gli errori commessi.

GUIDO BAGATTA

A meno di (speriamo) improbabili colpi di scena, dopo uno slalom speciale degno del miglior Alberto Tomba, il basket italiano dovrebbe riuscire a chiudere il tabellone per le final eight di Coppa Italia. A differenza del calcio, che aveva solo dei problemi di sovrapposizione con la Coppa Italia, il nostro basket ha invece affrontato la tempesta Covid con ben altri quesiti, come gli incroci con le coppe europee, che rispetto al pallone non si sono ovviamente fermate per Natale e, appunto, la compilazione del tabellone per le “final eight” pesaresi. E alla fine sembra avercela fatta. Ad oggi mancano ancora un paio di qualificate, che dovrebbero uscire dai due match tra Brindisi- Napoli e Brescia-Pesaro.

Nel frattempo, fanno notizia l’eliminazione aritmetica di Venezia e dall’altra parte l’inclusione di Tortona, che arrivando quinta, potrebbe addirittura avere un primo turno di Coppa Italia “non impossibile” presentandosi poi alle semifinali del sabato, per vedere l’effetto che fa. La Bertram, che in queste settimane è stata anche tentata dalle sirene di mercato per aggiungere un altro italiano “importante” e per sostituire un Jalen Cannon che in LBA è spesso sovrastato dai diretti avversari, “upgradando” così il pacchetto lunghi, è da considerare un piccolo grande miracolo del nostro basket. Da queste parte lo abbiamo detto già più volte, la squadra è stata costruita davvero bene ed è allenata in maniera “cronometrica” da coach Ramondino, alla sua prima annata al piano superiore. Così come non possiamo che parlare bene della matricola piemontese, dobbiamo, purtroppo fare l’esatto contrario con Venezia, la vera grande delusione, almeno sino ad ora, del nostro campionato. Dopo anni di costruzioni perfette, questa volta, l’Umana è stata concepita male e, con il passare del tempo ha, se vogliamo, peggiorato le cose. Intendiamoci, dopo tante stagioni meravigliose, e due scudetti, con il Covid di mezzo, una battuta d’arresto ci può stare, anche se, così fragorosa, in pochi se l’attendevano.

Che Venezia non fosse tra le migliori otto del campionato a metà stagione, era davvero impensabile, ed invece è accaduto. Stranieri sbagliati (Charalampopoulos, Echodas,Philp…) altri “vecchi” da cambiare (Stone?) i restanti (Bramos e  Daye) alle prese con infortuni vecchi e nuovi, sinceramente non un bel panorama, soprattutto se accompagnato dalla variante Omicron, che esce… dalla panchina. Ma, con il senno di poi, l’Umana, il suo errore più grande, lo ha probabilmente fatto non lasciando andare Tonut verso Milano. La storia di insegna che, in qualunque sport di squadra, se un giocatore vuole cambiare aria (qualsiasi sia il motivo) è meglio cederlo. E questo non perché lo stesso faccia, in caso contrario, qualcosa per rivalersi su chi non lo ha fatto andar via. Il problema è che, praticamente sempre, nella testa di un atleta, di fronte ad una situazione simile, qualcosa cambia, in maniera assolutamente involontaria. Se date un’occhiata a cifre e rendimento di Tonut, in queste prime 15 partite di campionato, vi accorgerete del mutamento, al quale va aggiunto anche il fatto che Stefano, come si è visto a Varese, non è più il cosiddetto “game changer” per i veneziani, colui che da solo (o quasi) possa prendersi in carico l’onere di una partita. Da un suo eventuale recupero, dal ritorno in piena forma di Bramos, dalla guarigione di Daye e da come giocherà il nuovo arrivato Jordan Morgan, capiremo molto presto se, nel girone di ritorno ritroveremo o meno, la protagonista smarrita del nostro campionato.

GUIDO BAGATTA
Michael Bramos

Getty ImagesMichael Bramos

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