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Jack Nicholson: il migliore di sempre?

1 MARZO
Non solo Sport/Oscar

Vincitore di tre premi Oscar, Jack Nicholson è considerato uno degli interpreti più grandi di tutti i tempi

SPORT TODAY

Stilare una classifica degli attori più bravi della storia è come cercare di stabilire quale è il miglior tennista o il miglior ciclista di sempre: si rischia di perdere tempo con un mero esercizio di stile.

Se però siamo cocciuti e vogliamo insistere, per avere un'idea dell'effettiva grandezza di un attore possiamo approfittare degli Oscar.

Bene: nato a Neptune City il 22 aprile del 1937, Jack Nicholson è tra gli artisti più apprezzati dall'Academy.

Nel palmarès dell'attore statunitense ci sono tre Oscar (record maschile condiviso con Daniel Day-Lewis e Walter Brennan:) e 12 nomination (solo Meryl Streep ha fatto meglio).

Inoltre, Nicholson è uno dei pochissimi attori ad essere stato candidato agli Oscar per film prodotti in cinque decenni: gli anni Sessanta, Settanta, Ottanta, Novanta e Duemila.

Un aggettivo per Nicholson? Difficile scegliere tra istrionico, sarcastico, anticonvenzionale, eclettico, ipnotico e mille altri.

Una definizione? Potremmo dire mostro sacro ma anche icona del cinema americano o il più grande attore del secolo scorso.

Prima di passare in rassegna i film che hanno reso Nicholson immortale, ecco quanto detto da Leonardo DiCaprio: "Non riesco a pensare a nessun attore che sia capace di realizzare le interpretazioni che Nicholson è stato capace di fare, sono dei momenti davvero memorabili. Riesce a comunicare la paura in una scena leggera e la leggerezza in una scena di paura o tensione. Riesce a capovolgere tutto e quando lo fa ti rendi conto che è geniale".

Easy Rider (1969)

Diretto da Dennis Hopper e interpretato dallo stesso Hopper, Peter Fonda e Jack Nicholson, Easy Rider narra il viaggio attraverso gli Stati Uniti d'America, da Los Angeles alla Louisiana, di due motociclisti in sella ai loro chopper.  

Considerato il manifesto della New Hollywood e ritenuto unanimemente il road movie per eccellenza, Easy Rider ha un merito che va oltre il pur importantissimo significato (voglia di evasione, rifiuto di una piatta società medio-borghese): senza il successo di George Hanson, l'avvocato ubriacone che gli valse la nomination come miglior attore non protagonista, Jack Nicholson avrebbe lasciato la carriera di attore per dedicarsi alla regia.

Cinque pezzi facili (1970)

Seconda nomination, questa volta da protagonista, in due anni per il nostro Jack, che nel film di Bob Rafelson interpreta Bobby, un pianista che abbandona la casa di famiglia e una sicura carriera per vivere alla giornata in giro per il Paese.

La malattia del padre è il pretesto per spingere Bobby a tornare nel suo vecchio mondo ma neppure l'amore di una ragazza servirà a trattenere il giovane, che decide di riprendere, questa volta definitivamente, il suo vagabondare.

Il titolo? Si riferisce a un libro di lezioni di piano per principianti.

L'ultima corvé (1973)

L'ultima corvé vale la seconda nomination come miglior attore protagonista a Jack Nicholson, che nel film diretto da Hal Ashby interpreta da par suo il ruolo di Billy "Badass" Somawsk, un turbolento ufficiale di polizia militare che accompagna con riluttanza un giovane marinaio in una prigione militare.

L'ultima corvé non tramuta in oscar nessuna delle tre nomination ma Nicholson riscatta la delusione inflittagli dall'Academy conquistando altri premi, compreso quello per la miglior interpretazione maschile al Festival di Cannes.

Chinatown (1974)

Candidato a 11 premi Oscar, Chinatown è un film di Roman Polański che ha il merito di rilanciare il noir, un genere che alla metà degli anni settanta era in crisi.

Il successo di critica e pubblico sarebbe stato lo stesso senza Jack Nicholson, che interpretando l'investigatore Jake "J.J." Gittes si guadagna la candidatura come miglior attore, John Huston e Faye Dunaway? Non lo sapremo mai ma qualche dubbio lo abbiamo.

Per la serie anche i grandi sbagliano: nel 1990 Jack Nicholson ha diretto e interpretato Il grande inganno, sequel di Chinatown che non ha nemmeno avvicinato la qualità del film di Polański.

Qualcuno volò sul nido del cuculo (1975)

Diretto da Miloš FormanQualcuno volò sul nido del cuculo è uno dei tre film (gli altri sono Accadde una notte Il silenzio degli innocenti) ad aver conquistato i cinque Oscar più importanti (i cosiddetti Big Five): miglior film, miglior regia, miglior attore e attrice protagonista e miglior sceneggiatura non originale.

Jack Nicholson interpreta Randle Patrick McMurphy, un detenuto ricoverato sotto osservazione in un ospedale psichiatrico dell'Oregon che non ha paura di sfidare l'infermiera Mildred Ratched (Louise Fletcher), una donna dal carattere freddo e spietato.

Il risultato? Gli altri pazienti si ispirano al suo comportamento anticonformista per rivendicare le loro necessità mentre McMurphy, ritenuto pericoloso per la sua aggressività, viene ucciso da Capo Bradon (Will Sampson), un gigantesco nativo americano che prima di fuggire dal manicomio soffoca il suo amico perché non accetta di vederlo senza coscienza e forza a causa di una lobotomia.

L'Oscar? Se i membri dell'Academy non avessero premiato Nicholson sarebbero stati loro i pazzi.

Shining (1980)

La penna di Stephen King, la cinepresa di Stanley Kubrick e il volto di Jack Nicholson: con un mix del genere, non sorprende che Shining sia considerato uno dei film horror meglio riusciti di sempre.

Ambientato in un enorme albergo sulle montagne del Colorado, Shining racconta le vicende della famiglia Torrance.

Scrittore ed ex insegnante disoccupato con alle spalle problemi di alcolismo, Jack accetta di fare il guardiano invernale all'Overlook Hotel, dove scopre che il figlio Danny ha la "luccicanza", una sorta di potere telepatico e di preveggenza, e dove la moglie Wendy tra un lavoro domestico e l'altro si accorge che il marito sta diventando pazzo.

In un susseguirsi di scene che sono entrate nella storia del cinema "di paura", Jack tenta di sterminare la propria famiglia ma finisce per morire assiderato nel mitico labirinto in cui stava dando la caccia al figlioletto.

Premi? Come il mattino ha l'oro in bocca, così l'Academy non ama gli horror.

Voglia di tenerezza (1983)

A sei anni dal trionfo per Qualcuno volò sul nido del cuculo, Jack Nicholson concede il bis, questa volta come miglior attore non protagonista, con Voglia di tenerezza, opera diretta da James L. Brooks che conquista in tutto cinque statuette.  

In questo film sentimentale con un finale drammatico, Nicholson interpreta il ruolo di Garrett Breedlove, un ex astronauta della NASA scapolo e donnaiolo che non riesce a legarsi fino in fondo ad Aurora (interpretata da una Shirley MacLaine da Oscar) ma nonostante la loro relazione sia finita non le fa mancare il suo conforto alla morte della figlia Emma (una Debra Winger che conferma il talento espresso l'anno prima in Ufficiale e gentiluomo).

Ah, forse non sapete che Nicholson ci ha regalato questa clamorosa performance, con la quale ha inventato il tipo del bello con la pancia, solo perché Burt Reynolds, James Garner, Harrison Ford e Paul Newman avevano rifiutato, per motivi diversi, il ruolo di Garrett Breedlove: per fortuna!

Batman (1989)

Ok, Heath Ledger e Joaquin Phoenix ci hanno vinto l'Oscar, ma il Joker di Jack Nicholson è il primo anti-Batman entrato nella storia del cinema.

L'Academy non è rimasta affascinata dal film di Tim Burton e dal sorriso sghembo di Joker? Ce ne siamo fatti una ragione.

Codice d'onore (1992)

Film drammatico del 1992 diretto da Rob ReinerCodice d'onore ha come protagonisti Tom Cruise, Jack Nicholson e Demi Moore: scusate se è poco.

Codice d'onore racconta di due marines di stanza a Guantánamo che vengono deferiti al tribunale militare per l'omicidio di un commilitone.

Il trio dei difensori si convince che fu un'applicazione di "codice rosso", la norma non scritta che impone dure correzioni fisiche ai compagni che sbagliano e che non poteva non essere stata ordinata dai superiori.

Da applausi il confronto alla sbarra tra l'ironico avvocato Daniel Kaffe (Tom Cruise) e il durissimo ed esaltato colonnello Nicholson, pardon Jessup, che alla fine risulta essere il reale mandante dell'omicidio.

Nonostante quattro nomination, il film non porta a casa nessuna statuetta e anche Nicholson, candidato come miglior attore non protagonista, rimane a bocca asciutta.

Qualcosa è cambiato (1997)

La coppia Nicholson-Brooks funziona alla grande. Con lo stesso regista di Voglia di tenerezza, Nicholson conquista il suo terzo Oscar, il secondo come miglior attore.

La trama? Melvin Udall è un affermato scrittore di romanzi rosa che soffre di disturbo ossessivo-compulsivo, offende e umilia costantemente gli altri ed è un misantropo razzista che detesta neri, gay, ebrei, vecchiette e cani.

Sembra un caso disperato ma grazie al cagnolino del suo vicino di casa gay Simon e all'amore per la cameriera Carol, Melvin riesce, incredibilmente, a cambiare.

A proposito di Schmidt (2002)

La dodicesima e ultima nomination di Jack Nicholson arriva nel 2003 per A proposito di Schmidt.

Nicholson interpreta Warren Schmidt, un misantropo che ha speso una vita in una società di assicurazioni e che all'età di 66 anni va in pensione.

Invece del meritato riposo, però, per Warren arrivano i guai, con l'improvvisa morte della moglie e il contrastato matrimonio della figlia.

A risollevare la situazione è un bambino nigeriano adottato a distanza, a salvare il film di Alexander Payne sono le interpretazioni di Jack Nicholson e Kathy Bates.

Attenzione: le espressioni di Nicholson durante il discorso del pranzo di matrimonio della figlia sarebbero da studiare a memoria nelle scuole di recitazione

Gli altri film che sono valsi una nomination a Nicholson sono: Reds (1981), L'onore dei Prizzi (1985) e Ironweed (1987).

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