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Bill Russell - Essere Uomo

6 AGOSTO
NON SOLO SPORT

Un sentito, doveroso tributo alla leggenda della NBA, venuta a mancare lo scorso 31 luglio all'età di 88 anni. Un tributo per quello che ha fatto oltre la pallacanestro, uno sport nel quale era un gigante. Nella vita, ancora di più.

SPORT TODAY

“Se qualcuno vorrà ricordarmi, voglio che sulla mia tomba possano scrivere: questo era Bill Russell, un uomo".

Pioniere. Campione. Leggenda. Sono tanti gli epiteti gloriosi che si possono accostare alla figura di Bill Felton Russell, l'atleta afroamericano più vincente nella storia dello sport statunitense.

Eppure, Bill - scomparso lo scorso 31 luglio all'età di 88 anni - vorrebbe essere ricordato in una sola maniera. Quella più semplice ma al contempo più significativa. Bill è un uomo e ne va tremendamente orgoglioso, perché si è dovuto conquistare la sua dignità di uomo. Centimetro dopo centimetro. Alla fine ce l'ha fatta attraverso lo sport, ma soprattutto per quello che è stato in grado di fare oltre lo sport.

Da bambino, Russell fu costretto ad allontanarsi ben presto dalla sua città natale, Monroe, in Louisiana, dove venne al mondo il 12 febbraio 1934. Fuggì infatti con la famiglia in California, un ambiente leggermente più tollerante, almeno per le usanze di allora. Per provare a distrarsi giocava a pallacanestro, lo sport che cambierà la vita a lui in primis e anche ad altri atleti afroamericani venuti dopo di lui.

Russell è stato infatti pioniere di un cambiamento radicale all'interno non solo dello sport, ma soprattutto della cultura e della società statunitense. Scelto dai Boston Celtics al Draft NBA del 1956, Bill non fu minimamente bene accolto in città, anzi: era l'unico giocatore nero della squadra i primi anni e dagli spalti gli piombavano addosso ingiurie pesanti e ingiustificate. D'altronde, era ancora una città molto razzista, Boston, e non fu mai amore vero verso quella stessa città in cui, sportivamente parlando, scrisse la storia:

“Giocavo per i Boston Celtics, la società, e per i Boston Celtics, i miei compagni di squadra. Non giocavo per la città o per i tifosi“ - commentò Bill anni dopo il ritiro dal basket giocato.

Ecco: a proposito di basket giocato, la carriera di Bill è un trionfo dietro l'altro. Mai nessun giocatore nella storia della NBA è riuscito a vincere quanto lui. Russell si mise al dito 11 anelli di campione NBA in sole 13 stagioni. Tra il 1957 e il 1969, Russell non vinse il titolo solamente nel 1958 e nel 1967. Questo significa che per ben otto stagioni consecutive i Celtics non ebbero rivali, mantenendo il trono di campioni. Un record incredibile che non solo in NBA, ma addirittura nell’intero sport americano nessuno è mai riuscito ad eguagliare.

Da aggiungere che gli ultimi due titoli Bill li vinse da allenatore-giocatore, divenendo il primo afroamericano a guidare una squadra nei campionati degli Stati Uniti. Fu il leggendario allenatore di quei Boston Celtics, Red Auerbach, a nominarlo suo successore. Bill raccolse con dedizione e responsabilità il testimone nel 1966, quando la franchigia del Massachusetts trionfò come detto per l'ottavo anno consecutivo

Come detto però, l'impatto di Bill Russell trascende lo sport giocato. L'ex numero 6 - ovviamente ritirato - dei Celtics non era solo un insuperabile difensore e un atleta difficile da arginare nel pitturato, oltre che estremamente intelligente e attento alle dinamiche di squadra da aggiustare a partita in corso. Russell ha infatti dato tutto se stesso per la lotta al razzismo.Il suo impegno per i diritti civili fu costante e multiforme. Bill era presente nelle prime file alla “Marcia per il lavoro e la libertà” di Washington del 1963, occasione in cui Martin Luther King pronunciò il celebre discorso: “I have a dream”. Il reverendo gli chiese addirittura di salire sul palco, ma Russell preferì restare umilmente in platea ad ascoltare e applaudire il leader del movimento.

Bill fu poi tra i firmatari di un documento di appoggio a Muhammad Ali, quando questi rifiutò la leva militare durante la guerra in Vietnam. Mentre arrivando al XXI secolo, nel 2011 Barack Obama gli conferì la Presidential Medal of Freedom e nel 2017 si schierò con i giocatori afroamericani della NFL che avevano scelto di inginocchiarsi durante l’inno americano.

In generale non ha mai fatto mancare il suo supporto agli attivisti per tematiche sociali inerenti la discriminazione razziale. Una piaga che Bill Russell ha sentito aprirsi più volte, sulla sua stessa pelle. Per esempio quando si trovava la casa o le lenzuola imbrattate di sterco; o anche quando era costretto a guidare tutta la notte per trovare un albergo che lo accettasse come cliente. Non importava a nessuno che giocasse per i Celtics, il suo colore della pelle lo condannava a soggiornare spesso e volentieri lontano dai compagni di squadra. Russell protestò più volte contro l'assurda disparità che negli USA degli anni '60 era semplicemente normalità... E man mano le cose cambiarono, in meglio.

Michael Jordan, il cestista universalmente riconosciuto come il più iconico di tutti i tempi, è diventato Michael Jordan anche grazie a un gigante come Bill Russell. E no, con 'gigante' non facciamo riferimento ai suoi 208 cm d'altezza. 

Jordan ha voluto infatti tributare così il padre fondatore della NBA moderna, che oggi conta una valanga di atleti afroamericani: 

"Bill Russell è stato un pioniere. Come giocatore, come campione, come primo coach nero della storia NBA e come attivista. Ha indicato il cammino ed è stato di esempio per ogni giocatore nero che è entrato nella Lega dopo di lui, incluso me. Il mondo ha perso una leggenda. Le mie condoglianze alla sua famiglia, che possa riposare in pace".

Per riassumere: il mondo, co e nel 2017 si schierò con i giocatori afroamericani della NFL che avevano scelto di inginocchiarsi durante l’inno americano.

In generale non ha mai fatto mancare il suo supporto agli attivisti per tematiche sociali inerenti la discriminazione razziale. Una piaga che Bill Russell ha sentito aprirsi più volte, sulla sua stessa pelle. Per esempio quando si trovava la casa o le lenzuola imbrattate di sterco; o anche quando era costretto a guidare tutta la notte per trovare un albergo che lo accettasse come cliente. Non importava a nessuno che giocasse per i Celtics, il suo colore della pelle lo condannava a soggiornare spesso e volentieri lontano dai compagni di squadra. Russell protestò più volte contro l'assurda disparità che negli USA degli anni '60 era semplicemente normalità... E man mano le cose cambiarono, in meglio.

Michael Jordan, il cestista universalmente riconosciuto come il più iconico di tutti i tempi, è diventato Michael Jordan anche grazie a un gigante come Bill Russell. E no, con 'gigante' non facciamo riferimento ai suoi 208 cm d'altezza. 

Jordan ha voluto infatti tributare così il padre fondatore della NBA moderna, che oggi conta una valanga di atleti afroamericani: 

"Bill Russell è stato un pioniere. Come giocatore, come campione, come primo coach nero della storia NBA e come attivista. Ha indicato il cammino ed è stato di esempio per ogni giocatore nero che è entrato nella Lega dopo di lui, incluso me. Il mondo ha perso una leggenda. Le mie condoglianze alla sua famiglia, che possa riposare in pace".

Per riassumere: il mondo, con Bill Felton Russell, ha perso un grande Uomo.

Bill Russell, NBA, Boston Celtics

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