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Ospite a "Radio Serie A", Cesare Prandelli fatto una lunga, profonda e interessante riflessione sui motivi della sua uscita di scena dal mondo del calcio, avvenuta il 23 marzo 2021 con le dimissioni rassegnate per motivi personali da tecnico della Fiorentina dopo la sconfitta interna per 2 a 3 patita dai viola contro il Milan:
"Quando accettai di ritornare alla Fiorentina - ha detto le commissario tecnico dell'Italia - c'era la pandemia ed era una situazione complicata anche a livello personale. Mi sono portato sulle spalle tanti problemi, forse avrei dovuto limitarmi a fare l'allenatore e più andavo avanti e più mi rendevo conto che ero un po' solo. Non c'era condivisione sulla progettazione. Quando Fabio Quagliarella ha fatto gol in un Sampdoria-Fiorentina ho sentito un vuoto dentro di 4-5 secondi, mi è mancata proprio l'aria. Ho parlato con persone specializzate e mi hanno consigliato di staccare un po', sentivo il peso della responsabilità, un assillo mentale e un coinvolgimento totale che mi dava malessere ogni volta che entravo al centro sportivo. Quando Dusan fece 3 gol a Benevento io mi sentivo ancora a disagio e la cosa è continuata per qualche giorno. Dopo la partita col Milan ho deciso di staccare ma non è stata depressione. Non ho avuto paura, anzi piano piano mi sono alleggerito. Molti altri allenatori mi hanno chiamato, mi hanno detto di aver provato cose simili e mi hanno consigliato di riprovarci in un'altra squadra, ma mi piaceva l'idea di chiudere a Firenze. La Fiorentina mi è rimasta nel cuore, all'inizio ho fatto fatica a rivederla, ora la seguo con amore, ma non sono più tornato allo stadio. Ma sicuramente succederà".
Getty ImagesIl legame con la Fiorentina