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Marco Baroni si è presentato come nuovo allenatore della Lazio. Il tecnico fiorentino, intervenuto dal centro sportivo di Formello, ha parlato delle ambizioni che si è posto e delle sensazioni provate dopo la firma con il club biancoceleste:
«Dobbiamo lavorare da subito, anzi, da ieri. Eredito una squadra che ha cultura del lavoro, dovremo intensificare una cosa che ho sempre portato nelle mie squadre, cioè l'aspetto valoriale che fa la differenza nelle piccole e nelle grandi cose. Questo si ricongiunge allo spirito laziale e serve da subito. Nel calcio non c'è tempo, immediatamente dobbiamo lavorare sulla dedizione, la passione, l'essere attaccati al lavoro. Quando una squadra va sul campo e dimostra a chi la osserva queste componenti, di corsa e qualità nel lavoro, il pezzo più importante è già stato fatto. Chiamata della Lazio? Sono stato felice, è il momento più alto della mia carriera. C'è voglia e consapevolezza da parte mia e dello staff. Sono uno che ama le sfide, voglio trasferirlo alla squadra. Non dobbiamo avere paura, dobbiamo avere dentro la voglia di sfida, la squadra non deve giocare per se stessa, ma per i tifosi. I tifosi lo devono vedere, si deve percepire, è uno scambio che deve avvenire in campo. Col mio staff lavoreremo su questo».
«Non guardo mai quello che manca, ma quello che ho. Sono arrivati giocatori giovani, mi ha fatto piacere che il presidente abbia detto certe cose, c'è un processo di ringiovanimento che si adatta al calcio che vogliamo proporre. Io metto sempre il calciatore al centro del progetto, noi dobbiamo prendere l'atleta e portarlo a ottimizzare le sue prestazioni. Il collettivo è fondamentale, il valore di ogni singolo non fa mai quello del collettivo. Il coinvolgimento è stato totale, sono arrivato al momento giusto. Da questo punto di vista sono contento, qui sono state fatte delle uscite e il presidente ha spiegato i motivi. Non mandiamo via nessuno, però serve ciò che ho elencato prima. Dobbiamo avere giocatori con sentimento e voglia, vogliamo fare un'annata importante. Ora parto con coppie in ogni ruolo, non vedo l'ora di lavorare in campo coi ragazzi».
«Mi piacciono i due esterni e la difesa a 4, all'interno di questo ci sono variabili, a seconda della partita. Un tecnico non deve essere così, almeno io non sono così. Se ricordate la partita tra Lazio e Verona, siamo partiti a 4 poi ci siamo messi a specchio e siamo migliorati. Io leggo la partita, in funzione di questo non creo un modello da cui non si può uscire. Il centrocampo può giocare con un vertice basso o alto. Sicuramente l'impianto sarà una difesa a 4 con il doppio esterno. Poi ci sono piccole variabili all'interno, ma da lì non ci spostiamo. C'è l'impianto, poi c'è la cosa più importante, cioè tutto il resto: equilibrio, ferocia, capacità di prendere gli avversari. Mi piace un calcio di ritmo nelle due fasi. Per l'obiettivo devo partire dalla squadra, il mio è migliorare il campionato dello scorso anno, abbiamo 47 partite, l'obiettivo è farne di più. Sono più di 5mila minuti, sarà importante tutto l'organico, l'importanza della rosa. Ogni giocatore deve giocare qualunque minuto al proprio massimo».

Getty ImagesBaroni in panchina con il Lecce