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Inzaghi e quell'equilibrio perfetto
Attenzione però: il modo di giocare non è lo stesso, anzi. Cambiando gli interpreti, cambia anche come gira il pallone, come i protagonisti di quel terreno verde, che stasera sarà teatro di spettacolo, attaccano la profondità e conferiscono lunghezza alla squadra. Inzaghi fin dai tempi della Lazio ha lavorato duramente su quest'assetto, perfezionandolo di anno in anno, anche grazie all'inserimento di elementi quantitativi e qualitativi. Il suo centrocampo, esterni compresi, è in continuo movimento, non lascia punti di riferimento e sfugge all'attenzione dei marcatori avversari. L'allenatore piacentino è riuscito, anche grazie alla sua esperienza, a equilibrare la rosa: inserendo due palleggiatori come Calhanoglu e Mkhitaryan, con l'armeno che oltre a far girare la sfera accompagna anche Barella nei suoi assalti offensivi. Al trio centrale, si aggiungono profili come Dimarco (difensore che ha partecipato a più azioni concluse con il suo tiro, 19, e che ha creato più occasioni, 36) e Dumfries che fanno impazzire a suon di discese il contachilometri.
Compattezza e quantità: com'è cambiata la Juve
Dall'altra parte, è noto, Allegri è meno giochista. La Juventus non ha calciatori che possano offrire la stessa capacità di palleggio dei nerazzurri, ma i grandi allenatori si vedono anche in queste circostanze. Puntando a destra sulla coppia McKennie-Cambiaso e ai loro continui scambi di posizione, sulla tendenza ad andare sul fondo di Kostic a sinistra e sugli inserimenti di Rabiot e Chiesa, più avanti, i bianconeri sono riusciti ad abbandonare il costante e noioso calcio orizzontale, trasformandosi in una formazione compatta, capace di muoversi all'unisono e di portare in attacco quanti più uomini possibili per punire la difesa avversaria. Esempio eclatante di questa tendenza, esasperata dalla sua attitudine, è Miretti. Il giovane centrocampista si è rivelato un incursore nato, ma troppo frenetico e quindi spesso protagonista di una posizionamento errato. Migliorerà con il tempo, questo è certo, e così facendo potrebbe diventare uno dei principali interpreti di un calcio meno spettacolare, ma tanto funzionale.
Getty ImagesDuello tra Rabiot e Barella durante Juve-Inter