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Ibrahimovic, 40 anni e non sentirli: le parole del Leone rossonero

3 OTTOBRE
CALCIO/SERIE A

Intervista a cuore aperto per Zlatan Ibrahimovic, che in occasione dle 40imo compleanno parla di tutto quello che è stata la sua carriera e il suo mondo.

SPORT TODAY

"Non è una cosa che ho scelto, nel mese di ottobre sono nati tanti campioni e io mi sento uno di loro". Esordisce in questo modo Zlatan Ibrahimovic, in occasione della conferenza stampa organizzata dal Mila per i 40 anni del campione svedese, attualmente ai box. Il ritorno di Ibra a Milano è coinciso con la rinascita del mondo rossonero, ed anche se spesso assente dal campo per infortunio, la sua presenza e la sua mentalità sono chiaramente visibili in questo Diavolo. 

Vi proponiamo di seguito alcune delle dichiarazioni del gigante numero 11:

"Oggi Ibrahimovic è più completo, più calmo e ogni tanto come il vecchio Ibrahimovic. Sono più tranquillo, rilassato e con più esperienza. Mi comporto in modo diverso avendo un ruolo diverso in campo e fuori dal campo. Ora non faccio più le cose a duemila all'ora, adesso faccio con calma [...] Penso che tutto quello che è successo, e che sta succedendo, deve succedere. Se dovessi tornare indietro non cambierei nulla e così mi sento perfetto. Tutte le scelte che facciamo sono una parte della vita, giusta o sbagliata che sia [...] Penso che ogni giocatore cambia dopo l’età che ha. Non posso giocare come 5 anni fa, ho un altro fisico, un altro pensiero e un’altra esperienza. Riesco a giocare ancora perché mi è stato dato un gioco in cui posso aiutare la squadra nel miglior modo, non esagero nelle energie che mi possano mettere fuori condizione. Poi mi alleno, mi piace allenarmi tanto, devo essere equilibrato. Quando vedo la squadra voglio essere trattato come loro: se faccio meno, loro fanno meno. Io vado al massimo, ma ogni tanto questa cosa mi va contro. Ma è la mia mentalità. Puoi avere tanto talento, ma se non hai testa…”

Ibra parla davvero di tutto nel corso di questa intervista, dall'infortunio di Manchester, all'esperienza in MSL fino al ginocchio ai quadri dei propri piedi appesi alle pareti di casa che tutto il mondo ha visto:

"Quello che è cresciuto e migliorato durante l’infortunio è stata la testa. Sono diventato più forte mentalmente. Lavori in un modo diverso, più statico, più triste e più lento. Devi avete tanta pazienza ed essere forte per controllare i nervi [...] Sono me stesso dal primo giorno, ho dato più io al calcio americano che loro a me. Hanno visto qualcosa che non hanno mai visto, una personalità che non ha paura di niente. Ero perfetto nell’essere me stesso, non come gli americani che andavano in giro con 20 persone. Mi manca forse il sole, ma a Milano non c’è problema [...]Ho ancora i piedi. Ogni giorno che la mia famiglia entra in casa deve capire da dove arriva tutto. Devo ringraziare quei piedi per il tetto che abbiamo sopra di noi. Anche sul telefono della mia compagna ci sono i miei piedi".

Dopo di che un punto sull'attuale Milan e sul suo arrivo in rossonero nel 2010 direttamente dal Barcellona:

"Non mi aspettavo niente di extra, era tutto normale. Tornare in Italia dopo il Barcellona è stato bello. Al Mmilan era un altro modo di fare le cose e questo cresceva dentro di me, mi facevano sentire a casa. Arrivi a Milanello e non hai fretta di andare a casa perché sei già a casa. Ti danno tutto per farti stare bene [...] I ragazzi del Milan ora stanno bene, hanno grande voglia, sono tutti disponibili e hanno voglia di fare di più. In campo si comportano diversamente, c’è più fiducia. Mi dispiace di non riuscire a giocare, ma quando ci sono faccio paura [...] Ho un bel rapporto con tutti, sono qua per aiutare e dare il più possibile. Ho una filosofia che voglio dare e se posso aiuto anche la dirigenza, aiuto in tutte le zone. Con Paolo (Maldini, ndr) ho un grande rapporto. Ora fa il dirigente e sta crescendo molto, ha fatto un grande lavoro. Non è uno che si nasconde, si fa vedere anche nelle relazioni con i giocatori. Parla con tutti e ogni giorno è agli allenamenti. Questo approccio è molto importante. Quando arrivano giocatori da tutto il mondo c’è la pressione di fare bene e portare risultati serve una figura come la sua. Anche Massara è bravo. Per Ivan mi dispiace, è molto disponibile. Quando si vince siamo ‘Uno’, quando si perde siamo ‘Uno’. Tutti hanno un ruolo importante [...] Futuro? Prima devo giocare, poi pensiamo al secondo step. Ora voglio giocare il più possibile, non voglio lamentarmi un giorno di voler giocare ancora. Non mi sento di dire che sono arrivato a questo step, io mi sento ancora il più forte di tutti, posso portare risultati e soddisfare i tifosi. Lo step 2 dipenderà dalla disponibilità dal club. Ora il progetto è differente, ma io sono qua da un e mezzo e abbiamo creato una cosa importante e differente rispetto a come era abituato il Milan. E’ così, una grande sfida, ma è una bella sfida che può diventare una soddisfazione totale. Con metà stadio sembra pieno. Ora aspettiamo l’altra metà per farlo saltare di più”.

Ibrahimovic ricorda anche l'allenatore che lo hai aiutato di più nel corso della carriera: 

"Capello è l’allenatore che mi ha cambiato totalmente. Capello mi ha cambiato nel modo di giocare e nella mentalità: aveva un’altra filosofia, mi alzava e mi massacrava. Non riuscivo a capire cosa volesse da me. Un giorno mi diceva che fossi il numero uno, poi ilgiorno dopo ero un disastro. Volevo dimostrare di essere il migliore alla Juve e lui giocava con la mia testa. Mi ha dato tanta responsabilità e mi ha fatto diventare quello che sono oggi. In quell’epoca per me era come alla Playstation, c’erano troppi grandi nomi. Il rispetto lo prendo, non lo chiedo [...] Dico sempre che ho giocato con migliori giocatori al mondo, ma quello che mi ha fatto diventare più forte è stato Viera. Quando è arrivato nella mia squadra mi metteva pressione, mi chiedeva sempre di più. Si allenava al massimo e da lì ho ascoltato e prendevo i consigli da lui. Ho giocato con Ronaldinho, Messi, Xavi, Iniesta, Nedved, Pirlo, Gattuso…potrei stare ore qua a dire tutti i campioni con cui ho giocato”.

Zlatan Ibrahimovic

Getty ImagesZlatan Ibrahimovic

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