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Le scelte di Roberto Mancini che ha ufficializzato la lista dei 26 giocatori convocati per Euro 2020 hanno fatto discutere. Che si tratti di Europei o Mondiali, ogni due anni (tre in questo caso…) è noto che lo sport preferito degli appassionati di calcio italiani è quello di travestirsi da commissari tecnici per criticare le valutazioni dei selezionatori in merito ai giocatori promossi e bocciati prima dell’ultimo taglio.
Così se quest’anno fanno parlare le mancate convocazioni di Gianluca Mancini, Matteo Pessina e Matteo Politano, la storia è piena di esclusi ancora più illustri.
In occasione di Euro 2016, ad esempio, Antonio Conte finì nel mirino della critica per aver scelto di rinunciare a Giacomo Bonaventura, ma anche alla regia di un giovane Jorginho a favore di un interditore come Stefano Sturaro.
All’epoca, gli ultimi a veder svanire il sogno furono Daniele Rugani, Davide Zappacosta e Marco Benassi, “tagliati” in extremis dall'elenco dei 26.
Quattro anni prima l’Italia di Cesare Prandelli giunse seconda a Euro 2012, ma fece discutere la scelta del ct di depennare dal listone dei 25 due dei giovani più promettenti dell’epoca, Andrea Ranocchia in difesa e Mattia Destro in attacco. In precedenza, invece, il ct aveva deciso di rinunciare a Marco Verratti, neppure incluso tra i pre-convocati.
Nel 2008 Roberto Donadoni stilò una lista di 24 giocatori con un solo nome da togliere in extremis e il prescelto fu un giovane Riccardo Montolivo.
La moda dei lunghi elenchi di pre-convocati da “sfrondare” è però piuttosto recente, così se le mancate chiamate di Beccalossi nel 1980 e di Roby Baggio nel 1996 e nel 2004 furono ampiamente annunciate, i primi tagli sul finale rislagono a Euro 2000, quando prima della campagna terminata a un passo dalla gloria il ct Dino Zoff scelse di rinunciare a tre fedelissimi della sua Lazio, Giuseppe Pancaro, Diego Fuser e Dino Baggio.
Getty ImagesMattia Destro con la maglia della Nazionale nel 2012