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L'Aston Villa a caccia di talenti: nuovo accordo con il Giappone

21 OTTOBRE
CALCIO/CALCIO INTERNAZIONALE

L’Aston Villa ufficializza una partnership con i giapponesi del Vissel Kobe con l’obiettivo di espandere il proprio brand, ma non solo.

SPORT TODAY

L'Aston Villa allarga i propri orizzonti e si spinge fino in Giappone. Il club inglese, con una nota sul proprio sito ufficiale, ha annunciato l'inizio di una partnership con il Vissel Kobe, squadra che attualmente occupa la prima posizione nella J1 League. Ma qual è lo scopo di tale accordo? In realtà ce n'è sono molteplici. Il primo è quello di creare un ponte che permetta ai giovani prospetti nipponici di avere maggiori possibilità di sbarcare in Europa

Il progetto interculturale

Basti pensare che a ottobre una delegazione del club si recherà a Birmingham per dare il via al progetto e due giovani dell'U16 del Vissel si alleneranno con l'academy dell'Aston Villa, per tutto il tempo della visita. Questo incontro, però, non sarà solo formale. Un altro degli obiettivi di questa partnership, infatti, sarà quello di creare un confronto tra le conoscenze tecnologiche, i metodi di allenamento, di scouting e di data analysis delle due società. L'obiettivo, dunque, non si limiterà alla semplice espansione del brand Villans, comunque alla base di questo accordo e garantito anche da un torneo internazionale in programma in Giappone nel 2024, ma sarà anche quello supportarsi nella crescita metodologica e dei rispettivi settori giovanili. 

Il precedente con la Liga 

Il progetto dell’Aston Villa non rappresenta in realtà un unicum nella storia del calcio. Già nel 2018 alcuni club della Liga avevano sottoscritto un accordo con la Federcalcio dell’Arabia Saudita. Da una parte le società fornivano le proprie conoscenze tecnologiche, e non, garantendo uno sviluppo del calcio nel Paese, dall’altra veniva garantita una corsia preferenziale per il trasferimento dei maggiori talenti arabi. In questo modo le squadre spagnole non solo avevano l’occasione di sfruttare i prodotti del calcio arabo (senza particolare successo), ma allargavano il proprio marchio in altri paesi e continenti. In questo favorirono la vendita dei diritti televisivi, l’aumento delle sponsorizzazioni e un maggiore incasso dal merchandising, grazie soprattutto all’aumento della propria fanbase. 

 

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