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La pazzia di marzo

16 MARZO
CALCIO/CALCIO INTERNAZIONALE

Ci siamo, si entra nel vivo del college basket

GUIDO BAGATTA

Nella mia vita, ho avuto la fortuna di assistere dal vivo a nove “Final Four” di college basket. Uno spettacolo, unico, ve lo assicuro, che ha a che fare, ovviamente, anche con altri show sportivi come il Superbowl e le “Finals” della NBA, ma, forse, ha qualcosa di più, almeno per chi sta scrivendo.

Sarà lo spirito “old style” del mondo universitario che aleggia ancora prima e durante le finali, fatto sta che, se chiudo gli occhi, i ricordi più vivi legati al basket americano, sono quelli dell’ultimo atto del college basket. In Italia pochi conoscono la magia di un evento simile e solo gli appassionati veri lo seguono (quest’anno solo, a pagamento, sulla app della ESPN), in America invece, interi uffici, siano aziende, mega corporation oppure piccoli studi di avvocati, quasi si fermano per vivere il tutto come un vero e proprio irrinunciabile rito. Quest’anno lo “smart working” cambierà qualcosa, ma non lo spirito di quelli che, anche non capendone moltissimo, vorranno scommettere qualche dollaro sulla loro università preferita o, magari, proprio su quella dove si sono loro stessi laureati.

Sembra ieri, ma sono passati praticamente due anni da quando Virginia ha vinto l’ultimo torneo. Quella finale, giocata e persa anche dal nostro Davide Moretti, rimane, per molti amanti della pallacanestro universitaria, come l’ultimo atto di un rito vero e proprio che, come dicevamo, si consuma ogni marzo, da tempo immemore. Ma qui come altrove, nel mondo della NCAA, anche il Covid ha lasciato il segno, ed in maniera pesantissima.

L’anno scorso il campionato è stato fermato prima che si potesse giocare un solo incontro del tabellone a 68, quello che poi, in 5 in turni ad eliminazione diretta (ai quali ne va aggiunto uno, iniziale, con due spareggi) senza ovviamente eleggere la squadra campione. Il college basket ha poi ripreso la sua corsa in autunno, con molta più fatica di tanti altri sport (professionistici e non) e con una stagione più corta ed infarcita di assenze, rinvii e polemiche. Alcune squadre sono state più colpite delle altre, come è accaduto anche in NBA, con la differenza però, che, nel mondo della “spicchia” universitaria, ci sono molte meno occasioni per recuperare con un campionato già solitamente compresso in 4 mesi di svolgimento, che questa volta si è accorciato ulteriormente. Qualche ateneo importante ha anche minacciato di ritirarsi, per poi allinearsi con resto del gruppone che è arrivato fino alle porte della “march madness” che inizia ufficialmente fra qualche ora.

La prova che quest’anno le cose sono andate in maniera completamente differente dal solito, la si può trovare dando subito una veloce occhiata al tabellone di tipo tennistico, stilato nello scorso weekend dal cosiddetto “comitato dei saggi”: per la prima volta nella storia della NCAA saranno contemporaneamente assenti dalla fase finale, Duke e Louisville, due college che hanno fatto la storia di questo sport. Per loro una stagione iniziata male e finita peggio, senza il gusto di poter giocare per il titolo.

Come sempre, assenze importanti a parte, rimane quasi impossibile fare un pronostico su chi, quel titolo se lo porterà a casa quest’anno. In molti dicono Gonzaga, l’università Gesuità dello stato di Washington che però, in questi anni, ha spesso avuto i favori del pronostico, senza poi mai mantenere le promesse. Causa Covid, e questa è la vera novità dell’edizione 2021 che, sino a poco prima di Natale, rischiava addirittura di saltare, tutte le partite si giocheranno nei limiti dello stato dell’Indiana (la mecca del basket) in una serie di mini bolle create in vari campus universitari.

Le “Final Four” andranno poi in scena, nel gigantesco “Lucas oil stadium” di Indianapolis, che può contenere più di sessantamila spettatori ma che, potrebbe finire anche con l’essere deserto, come accade da un anno un po’ in tutto il mondo. A decidere se, ed eventualmente quanta gente potrà accedere alle partite, sarà il governatore dell’Indiana, che ha in mano la salute pubblica di uno stato dove per altro i casi di coronavirus sono in rapida diminuzione e vaccini e test rapidi, potrebbero effettivamente restituire alle partite un aspetto decisamente più normale rispetto a quello a cui ci siamo abituati oramai da troppo tempo.

GUIDO BAGATTA
NCAA Ohio State

Getty ImagesNCAA Ohio State

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