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La replica del CTA: «Ecco tutta la verità!»
Dichiarazioni che rischiano di far scoppiare uno scandalo di proporzioni gigantesche in Spagna, ma subito smentite dall'intervento del CTA (Comitato Tecnico degli Arbitri). Quest'ultimo, per ovviare a ogni polemica, ha spiegato com'è composta la struttura Var: «Sette stanze VAR chiuse, uno spazio con cinque postazioni VAR e due stanze aggiuntive». Poi sulla funzione di queste stanze aggiuntive, questa la spiegazione: «Nella prima stanza ci sono i tecnici che gestiscono l'occhio di falco e monitorano la parte tecnica dei match. Nella seconda (Reserve VAR Room, ndr), invece, è presente un terzo arbitro che ha il compito di controllare la partita e farsi trovare pronto nel caso in cui, per necessità mediche, il VAR o l'AVAR dovessero manifestare la necessità di essere sostituti».
La comunicazione tra le sale
Ma attenzione, a questa spiegazione il CTA aggiunge un dettaglio importante. Tra l'arbitro della Reserve VAR Room e i due della stanza principale non c'è alcun tipo di interazione: «Questo arbitro aggiuntivo fornisce informazioni immediate alla Commissione su eventuali problemi tecnici che potrebbero verificarsi nel corso delle partite o eventuali incidenti straordinari. Il terzo arbitro non dialoga mai con il VAR o l’AVAR a meno di occasioni eccezionali, come per informarli che le linee di fuorigioco, inviate alla produzione televisiva, non sono state mostrate durante il programma, poiché a decidere se trasmetterle o no nella trasmissione è chi gestisce lo stesso programma». Insomma, tutto è ben quel che finisce bene. A meno di grandi sorprese, in Spagna la CTA ha sventato un caso di interesse nazionale, spiegando dettagliatamente il funzionamento del tanto discusso, ma poco compreso, mondo del VAR.
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