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Olimpia, la coperta in regia è troppo corta

27 OTTOBRE
BASKET

Il primo ko stagionale in Eurolega contro il Bayern rivela i limiti dell'organico di coach Messina: Jeriant Grant è un caso, senza Delaney la squadra non gira.

GUIDO BAGATTA

Prima o poi doveva succedere, se non altro per la legge dei grandi numeri. Dopo cinque vittorie in Eurolega ed altrettante in campionato, l’AX ha perso la prima partita in Europa. In Italia la prime (e unica) sconfitta era arrivata nella finale di Supercoppa, mentre nel “continente”, fino ad adesso, Milano aveva fatto percorso netto.

Che la forma delle prime giornate fosse in leggero declino lo si era già visto venerdì scorso contro l’Asvel, in una partita che l’Armani avrebbe potuto anche perdere, non fosse stato per un paio di “autogol” puerili degli ospiti francesi.

Poi in campionato, contro una Fortitudo decimata dagli infortuni, ma anche debole a prescindere, l’Ax si era fatta rimontare sino a - 2  nel secondo tempo, per poi trovare il là decisivo per portare a casa l’incontro.

Così a Monaco, con una squadra che sta piano piano recuperando i molti assenti che hanno contribuito a farle iniziare il percorso in Eurolega con quattro sconfitte, si è visto sin dall’inizio che per Milano sarebbe stata dura, prima con il punto a punto del primo tempo, poi con i parziali alterni che si sono susseguiti nel secondo.

Il problema, che poi Messina non è riuscito a risolvere, è che con Lucic (20 punti) in campo, i tedeschi sono tutta un’altra cosa rispetto alla versione senza il serbo. Nei primi quattro incontri persi dai bavaresi, Lucic non c’era è si è capito come la guardia del Bayern sia, oggi, forse il giocatore più decisivo di tutta l’Eurolega. Adesso è tornato, ed i risultati si vedono eccome. Se a questo aggiungete le percentuali al tiro degli altri “piccoli”, oltre alla presenza sotto canestro di Hunter e Rubit, arriverete presto a comprendere i motivi “difensivi” di questa sconfitta.

Per quanto riguarda l’attacco, invece, Messina, con l’infortunio di Delaney e “l’impraticabilità” di Grant (vicino al taglio?), ha nel roster un solo playmaker vero e proprio (Rodriguez), tanto da dover far menare le danze molto spesso a Devon Hall, che play non giocava neanche al liceo. Senza un “iniziatore” di ruolo in quintetto, Shileds ha fatto una gran fatica a Monaco, giocando la sua peggior partita dell’anno, così come Hines si è visto e sentito molto meno del solito.

D’accordo che, come dice il proverbio, “con il senno di poi sono piene le fosse”, ma vedendo  come sta giocando Cinciarini a Reggio Emilia viene da fare un pensierino su come sarebbe stato averlo in panchina di questi tempi. Inoltre, in attesa che Troy Daniels prenda piano piano il ritmo gara, l’Armani deve ritrovarsi anche nel tiro da fuori dove, improvvisamente, sembra esserci solo Datome. 

Insomma, dopo  aver giocato 8 partite in 20 giorni (ed aspettando al Forum Stella Rossa e Sassari) l’Ax dovrà cominciare a capire come gestire, nel medio termine, un calendario che è quasi peggio di quello NBA, cosa non facile se i problemi che abbiamo appena toccato continueranno a persistere.
 

GUIDO BAGATTA
Grant

Getty ImagesJerian Grant in azione

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