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NBA, tutti alla ricerca di Harden

1 NOVEMBRE
BASKET/NBA

L'asso dei Nets non riesce ad incidere. Il nuovo regolamento lo condiziona.

GUIDO BAGATTA

Tra gli appassionati NBA, “serpeggia” una domanda interessante: che fine ha fatto…. Il vero James Harden? Non che il “barba” si sia recentemente dato alla macchia, ma le sue prestazioni ed i suoi numeri, in questo inizio di stagione, sono lontani centinaia di chilometri da quelli a cui ci aveva abituato ad Oklahoma City, Houston (soprattutto) e nella sua prima stagione ai Nets. D’accordo che Brooklyn è una squadra con tanti violini di eccellente livello che contornano due superstar (in attesa di Irving) come lo stesso Harden ed ovviamente Durant, ma il crollo delle sue cifre fa davvero sensazione. Ed è quindi ovvio che in molti si chiedano che fine abbia fatto il giocatore che, in ordine sparso, negli ultimi anni, ha vinto: un MVP, un trofeo come miglior passatore e tre volte la classifica dei marcatori segnando, nel 2018/19 qualcosa come 36.1 punti a partita, una media che, nella storia della lega, aveva avuto solo un certo Wilt Chamberlain.

Va bene che la stagione è appena iniziata e che i Nets sono, tanto per cambiare, un cantiere aperto, con i tanti (troppi?) veterani che Steve Nash sta cercando di gestire, ma i 18.7 punti ad allacciata di Adidas oltre al 46esimo posto (!!!) nella classifica degli scorer, fanno davvero notizia, anche solo sulla carta. E se poi, di recente, avete visto Brooklyn giocare, capirete ancora meglio quello che vi sto raccontando. Il “Barba” è spesso avulso dalla manovra, anche quando cerca di mettere in ritmo gli altri quattro suoi compagni in campo. Ogni tanto gli viene fuori uno dei suoi passaggi generati dal raddoppio difensivo su di lui, ma anche in materia di “suggerimenti”, siamo parecchio indietro, rispetto a come ci aveva deliziato in passato. Detto questo, il problema sono comunque i punti che sta segnando, visto che, se ne mettesse ancora 35 a gara, pochi parlerebbero degli altri suoi aspetti non proprio “brillanti” per questo ottobre appena conclusosi. Ed allora largo a tesi ed ipotesi che stanno prendendo forma in questi ultimi giorni. La principale, ed anche più plausibile, è quella che riguarda il cambiamento del metro arbitrale che la lega ha imposto ai direttori di gara durante i vari meeting estivi.

Da quest’anno, tra le altre cose, gli arbitri non fischiano più i cosiddetti possibili falli generati da “Unnatural shooting motions” che tradotto, non tanto dall’inglese all’italiano ma dal “manualese” alla chiacchiera da bar, significa che i giocatori che si buttano sull’avversario tirando da tre punti o penetrando per poi arrestarsi e ripartire, non vengono più premiati come una volta. Se vogliamo è una piccola svolta epocale, pari a quella, di un paio di anni or sono, che invitava i fischietti a guardare sempre se il tiratore allargava una gamba durante la sospensione per aumentare il suo spazio e farsi quindi toccare dal difensore.

Con la regola di quest’anno, è ovvio che, uno come Harden, sia decisamente penalizzato, molto più di tanti altri suoi colleghi con molti punti nelle mani, ma con diversi stili di tiro, come Curry, per intenderci. Il suo basket offensivo lo portava quasi sempre a buttarsi in avanti verso il corpo del difensore ogni volta che decideva di tirare da tre, alla ricerca del classico 3+1 o dell’assicurazione di un bel lungo viaggio in lunetta, in caso che il tiro stesso non andava dentro. Adesso non gli conviene più cercare il contatto ogni volta che tira, anche perché rischia anche il fallo in attacco. Vedendolo giocare in queste nottate, le sue tante, troppe proteste, nei confronti dei direttori di gara, testimoniano del suo nervosismo ed anche, se vogliamo, della sua “impreparazione” verso il nuovo regolamento. In settembre lui (ma anche Nash ed il resto dello staff di Brooklyn) avrebbero potuto lavorare sulla materia, cercando di cambiare qualcosa nella motricità del movimento. Cosa che, almeno per adesso, non si è vista ed il buon “barba” ed i suoi Nets, ne stanno pagando le evidenti conseguenze.

GUIDO BAGATTA
Harden

Getty ImagesHarden

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