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Nba, Thompson: "2020 anno peggiore della mia vita, ecco quando tornerò..."

15 MARZO
BASKET/NBA

La stella Nba sull'anno passato: "Ho perso mia nonna, mi sono rotto il tendine d’Achille dopo la riabilitazione e penso a Kobe Bryant costantemente".

SPORT TODAY

Klay Thompson è tornato a parlare in conferenza stampa. Tema principale ovviamente la rottura del tendine d’Achille, che ha costretto la stella Nba a saltare praticamente 2 anni: “Non mi piace ripensare a quanto accaduto, è stato molto doloroso. È come se qualcuno ti colpisse al tallone più forte che può. E mi è capitato su un tiro dopo due palleggi, un movimento che faccio 100 volte al giorno. Non c’era niente che potessi fare per impedirlo. Quando è accaduto sapevo cosa era successo, ma nel mio cuore non riuscivo ad accettarlo. Speravo fosse solo uno strappo al polpaccio, non stavo facendo niente di diverso rispetto a quello che faccio di solito. Ho perso alcuni degli anni migliori della mia carriera, ho dovuto ricostruire da zero il muscolo e sentivo di essere pronto a tornare. Per questo è stata così dura farsi male di nuovo. Fortunatamente ho grandi compagni attorno a me. La pallacanestro è sempre stata la mia vita: non averla per due anni mi ha fatto apprezzare ancora di più la carriera da Iron Man che avevo avuto fino a quel momento. E a cui spero di poter tornare”.

Nel 2019, contro Toronto, stava giocando delle finali da MVP prima dell'infortunio. Il ritorno in campo è ancora incerto: “Potrebbe essere qualche settimana dopo l’inizio della prossima stagione, forse un mese. Ho appena tolto il tutore, ora cammino e faccio sollevamento sui polpacci e terapie in acqua, anche se non corro ancora. Sarò onesto: non mi aspetto di tornare subito a palla, giocare 38 minuti a partita, in marcatura sull’avversario più difficile correndo attorno a 100 blocchi. Ne parlo spesso con Rick Celebrini [il capo fisioterapista degli Warriors, ndr], sarò limitato a 18-20 minuti. Ma tornerò quello di prima, quello ve lo posso garantire. Tornerò a essere il giocatore All-NBA che ero, non mi accontenterò di niente di meno: sono troppo competitivo, troppo orgoglioso per essere relegato a un ruolo di supporto. Non vedo l’ora, ho un sacco di energie da parte. Quando tornerò a giocare sarà un giorno gioioso non solo per me, ma per tutti. E anche per voi dei media”.

Klay Thompson non ha nascosto anche i momenti più duri dell’ultimo anno e mezzo: “Quello che ho attraversato è molto più difficile di qualsiasi partita io abbia mai dovuto giocare, o di qualsiasi esercizio in allenamento. Il peso che ha sulla tua testa non è facile da gestire: ti viene sempre da chiederti se tornerai mai a essere quello che eri. È naturale pensarlo, ma non puoi permettere che quei pensieri prendano il controllo su di te. Ma con il mio stile di gioco penso di poter giocare fino a 30 anni inoltrati, perciò non voglio piangermi addosso: mi rimbocco le maniche e provo a fare quello che amo. L’ultimo anno è stato solitario, penso che tutti lo abbiamo provato. Il 2020 è stato probabilmente il peggior anno della mia vita. Ho perso mia nonna, mi sono rotto il tendine d’Achille dopo la riabilitazione, e penso a Kobe Bryant costantemente. Non c’è un singolo giorno in cui non pensi a lui e al fatto che non ho potuto parlarci un’ultima volta. È stato un anno duro per tutti, immagino anche per voi. Non vedo l’ora del futuro, questo è sicuro”.

 

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