_atrk_opts = { atrk_acct:'ryZiw1Fx9f207i', domain:'sport-today.it',dynamic: true};(function() { var as = document.createElement('script'); as.type = 'text/javascript'; as.async = true; as.src = 'https://certify-js.alexametrics.com/atrk.js'; var s = document.getElementsByTagName('script')[0];s.parentNode.insertBefore(as, s); })();
(function(w,d,s,l,i){w[l]=w[l]||[];w[l].push({'gtm.start': new Date().getTime(),event:'gtm.js'});var f=d.getElementsByTagName(s)[0], j=d.createElement(s),dl=l!='dataLayer'?'&l='+l:'';j.async=true;j.src= 'https://www.googletagmanager.com/gtm.js?id='+i+dl;f.parentNode.insertBefore(j,f); })(window,document,'script','dataLayer','GTM-T4S39TC'); grecaptcha.ready(function() { grecaptcha.execute('6LeaCm0lAAAAAJk-8YrUcXgyA81YOGqyzEgCTWkN', {action: 'pageview'}).then(function(token) { var score = token.score; var dataLayer = window.dataLayer || []; dataLayer.push({ 'reCaptchaScore': score }); }); });Il figliol prodigo torna finalmente a casa. Le ottime prestazioni fatte registrare dal nostro Nico, nelle prime settimane trascorse a Orlando nella bolla della G League con i Santa Cruz Warriors, hanno convinto Golden State a richiamarlo e aggiungerlo al roster già per la sfida contro Portland. Un ottimo segnale, con la speranza di riuscire a trovare spazio e minuti importanti sul parquet nelle prossime gare.
Del resto la G League serve proprio a questo: mettere benzina nelle gambe, ritrovare ritmo, azzardare giocate contro avversari più deboli rispetto a quelli che si incontrano in Nba. Questo è stato il percorso di Mannion che non si è lasciato abbattere dal confinamento nella bolla di Orlando in G League, ma che anzi ha saputo sfruttare l’esperienza come il modo per poter finalmente far capire allo staff tecnico di Golden State di che pasta è fatto.
Queste erano le parole di Nico soltanto pochi giorni fa dopo i 27 punti messi a segno contro gli Austin Spurs: “Ora mi sento molto più a mio agio – ha raccontato – mi sento di nuovo me stesso. Sto giocando molti minuti e questo era l’obiettivo per ritrovare fiducia in me stesso. Non che non l’avessi quando sono arrivato, ma adesso mi sento meglio in campo e credo si veda”.
Prima dell'ufficialità qualcosa si era comunque già mosso. Mannion è stato sempre monitorato della dirigenza di Golden State, soprattutto da coach Kerr, come svela il nostro azzurro: "“Coach Kerr mi ha mandato dei messaggi dicendo che gli piace il mio gioco, per incoraggiarmi. Anche altri lo hanno fatto, come Shaun Livingston che mi ha scritto un paio di volte. Mi hanno supportato alla grande”
Al nostro cestista sono davvero bastate nove partite giocate da titolare per convincere gli Warriors a richiamarlo assieme a Jordan Poole. Adesso ovviamente viene il bello: i parquet dell'NBA sono diversi da quelli della G League, e la speranza è quella di poter vedere giocare Mannion, anche più dei 6 minuti di media che Golden State gli ha concesso nelle prime sei partite in carriera da professionista.
getty imagesgetty images