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L’ex allenatore del re del tennis racconta dei problemi fisici di Roger: “Nel nostro secondo torneo si ruppe il menisco. Le ginocchia ci hanno sempre dato problemi. Prima la sinistra, poi la destra. Ha spremuto il limone al massimo. Mi ha impressionato come ha lottato e dedicato ore e ore a quei tediosi esercizi. Lavorava cinque ore al giorno, sapendo che non avrebbe potuto tornare in campo per tanto tempo. Mentalmente devi essere molto forte per questo, perché nulla garantiva che sarebbe tornato a giocare. Ci ha creduto fino all’ultimo momento“.
Prosegue poi Ivan Ljubicic: “Se non si fosse fatto male, Roger avrebbe continuato a vincere e a giocare. Lui è come Rafa. Non so se Rafa tornerà o no, ma amano così tanto questo sport che continuerebbero a giocare finché possono. Finché il corpo dice basta. La sua carriera non avrebbe potuto finire in un altro modo. Roger non vedeva il tennis come un lavoro. Non ho mai visto nessuno con quell’urgenza di prendere in mano una racchetta. Anche in vacanza gli piaceva sempre giocare“.
L’ex numero 3 del mondo non ha dubbi: “Nessuno potrà avvicinarsi, neanche lontanamente, a quello che Federer ha dato per questo sport. Ha ricevuto il premio per il tennista più amato per 19 anni di fila e ha vinto il premio della sportività per 13 volte. Non credo ci sia mai stato nessuno in nessun altro sport che sia stato così amato e che abbia influenzato tanti come lui“.
Ljubicic conclude poi raccontando un piccolo aneddoto su Novak Djokovic: “Quando era giovane, venne all’Accademia di Riccardo Piatti. Ero anch’io lì. Ci allenammo insieme per qualche mese. Chiaramente si poteva vedere che aveva talento. Si muoveva bene ed era molto agile, ma tecnicamente era nella media. Il rovescio era buono, ma il lato destro era problematico e il suo servizio aveva tantissimi margini di miglioramenti. In quel momento mai avrei pensato avrebbe vinto 23 Slam. Questo è incredibile“, riporta OA Sport.
Getty ImagesProgetto in Francia