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Panatta spiega la grandezza di Federer: "Rappresentava in campo il fascino del Tennis"

11 NOVEMBRE
TENNIS

Il vincitore del Roland Garros 1976 puntualizza: "Giocava così bene da non dover essere cattivo. Un difetto? La volée di rovescio, talora la perdeva".

SPORT TODAY

Adriano Panatta si è occupato della figura di Roger Federer e del suo recente ritiro dal tennis in uno speciale di Sky Sport: "Roger è un campione che resterà indimenticabile, uno dei simboli dello sport mondiale che chiunque conosce, Gli addii sono sempre sentimentali e lui si è sforzato di farlo diventare malinconico, anche troppo: i pianti, tenersi per mano con Rafa.. Sono un vecchio romano cinico, per cui certe cose non le concepisco, ma le capisco e dico che quella di Federer e Nadal era una bella immagine".

Il vincitore del Roland Garros '76 ammette di essere romantico però in relazione al gioco di Roger: "Io sono un romantico soprattutto per quel tennis che esprimeva in modo attuale, un tennis che adesso non si vede più. Il fatto è che quello che lui faceva non si poteva fare, ma lo faceva e per questo è indimenticabile, al di là delle vittorie, del palmares e di quanti Slam abbia vinto. E' stato quello che giocava meglio, anche se magari altri hanno vinto di più".

C'è massima attenzione per i colpi del vecchio ragazzo di Basilea: "Ho in mente le sue soluzioni improvvise, anche in recupero. E' un giocatore di spinta che ama comandare, secondo me in difesa era meno forte che in attacco, ma in difesa riusciva a fare talora i colpi di polso che solo lui poteva pensare. Un suo difetto? La volée di rovescio, perché la lavorava troppo e ogni tanto la perdeva.".

Il confronto con altri grandi e la finale persa contro Djokovic a Wimbledon nel 2019 sono le ultime istantanee offerte al ricordo dello sportivo elvetico: "Giocava così bene che non serviva essere cattivo e rischia in maniera paradossale di essere ricordato più per quella sconfitta che per le vittorie, perché quell’episodio è stato preso dalla maggior parte delle persone come un’ingiustizia; aveva giocato troppo bene e aveva perso per sfortuna, forse anche perché al momento buono gli era mancato un pizzico di cattiveria, quella che hanno Djokovic e Nadal. Lui era meno cattivo in campo, perché giocava talmente bene che a lui non serviva essere cattivo. Se sia stato più grande di Laver? Io guardo al fascino di un tennista in campo, nessuno sarà ricordato come Federer. Poi il tempo cancella tutto: se oggi lo domandi chi sia Rod Lever a dei ragazzini che giocano, difficilmente sapranno chi è. Eppure lui ha vinto due Grandi Slam: una performance irripetibile, ma ha giocato sino al 1968; nell’era moderna Federer è il giocatore che rappresenta il tennis, perciò ho scritto che non si è ritirato Federer, ma che si è ritirato il Tennis”. 

Adriano Panatta

Getty ImagesAdriano Panatta

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