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Federer: "Il finale perfetto non esiste, ma scelgo io il momento"

19 DICEMBRE
TENNIS

Lo svizzero ha raccontato come era da ragazzo: "Ero sempre estremamente triste dopo una sconfitta. A volte piagnucolavo fino a casa a Basilea".

SPORT TODAY

Al quotidiano Blick, Roger Federer ha raccontato come era da ragazzo quando giocava a tennis: “Ero sempre estremamente triste dopo una sconfitta. A volte piagnucolavo fino a casa a Basilea. Non importa quanto duramente mi parlassero i miei genitori, niente di tutto questo mi avrebbe aiutato. Ripensandoci, allora ero un po’ pazzo. Ero un ragazzo vivace e mi piaceva mostrare le mie emozioni. Ma gli scoppi di rabbia si sono verificati solo sul campo da tennis. La mia famiglia, i miei amici mi hanno detto che mi stavo comportando in modo impossibile. ‘Non essere così stupido!’ mi dicevano. Oppure ‘Ci sono anche altri che sanno giocare bene'”.

Poco dopo Federer ha imparato: “Lo sapevo che non potevo e non volevo più comportarmi come prima. Sto parlando del mio atteggiamento negativo di base. Questo lamento costante, questo piagnisteo doveva finire. In questo modo non vinci partite e certamente non un torneo! Sapevo che dovevo fare un cambiamento. Un cambiamento interiore. Come posso semplicemente ignorare un punto andato male? Un trucco che mi ha aiutato molto è stato quello dell’asciugamano. Certi bambini hanno una coperta soffice, altri un tenero orsetto.

Il mio allenatore disse che avevo bisogno di qualcosa del genere, qualcosa che mi aiutasse a ritirarmi nel mio mondo per un breve momento. Mi disse che d’ora in poi potevo emozionarmi per tre secondi e dopo dovevo correre subito verso il mio asciugamano. Allora quello era il momento tutto per te. Molto semplice ma molto efficace. Per me è diventato un rito. Punto perso, primo riflesso: asciugamano. Più avanti ha iniziato a servirmi anche a causa di tutta la sudorazione”.

E sul finale di carriera perfetto, Roger Federer ha risposto così: “Quello per me non esiste! Ma vorrei poter scegliere io stesso il momento. Sono sicuro che saprò quando arriverà quel momento. Non ho paura del tempo dopo la mia carriera professionistica. Sarà una transizione graduale. Mirka ed io abbiamo gestito incredibilmente bene l’equilibrio quotidiano tra tennis, famiglia e amici. Questo è ciò che mi rende molto orgoglioso. Dopotutto, cosa è veramente importante nella vita?“.

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