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Gli epic moment degli Oscar

28 MARZO
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Dallo schiaffo di Will Smith a Chris Rock all'uomo nudo nel 1959, vi raccontiamo gli epic moment nella storia degli Oscar.

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Titola oggi il Los Angeles Times, riferendosi alla premiazione avvenuta, che “yes, that was the most chaotic Oscars in history”: ipotizzare che un giudizio così netto sia strettamente legato allo schiaffone che, sul palco, Will Smith ha sferrato al comico Chris Rock, è fin troppo facile.

Raccontiamo l’episodio: dopo qualcosa in più di due ore dall’inizio dello show, introducendo il premio per il miglior documentario, Rock si è rivolto a Jada Pinkett – moglie di Will Smith, con lui seduto nelle prime file – dicendole “non vedo l’ora di vederti in G.I. Jane 2”, riferendosi al film in cui Demi Moore interpeta il ruolo di una soldatessa con la testa rasata; e anche la Pinkett lo è, rasata, ma per un doloroso problema di alopecia del quale ha parlato pubblicamente in passato. Pochi istanti dopo, in quella che è apparentemente sembrata una gag ma si è rivelata poi nuda e cruda verità, Will Smith è salito sul palco e, di fronte ai presenti e al mondo intero, ha rifilato un sonoro schiaffo al povero Rock, rimasto – per così dire – visibilmente interdetto. 

Tieni fuori il nome di mia moglie dalla tua fottuta bocca!, ha poi urlato Smith, e al povero comico non è rimasto che sommessamente affermare I’m going to, ok? – qualcosa che possiamo tradurre con “lo farò”, ma anche con: “ho intenzione di farlo”. E allora fallo, Chris Rock, prima che l’interprete di Muhammad Alì termini la sua opera e ti renda un Sonny Liston in giacca e papillon – e, a questo proposito, qualcuno afferma di aver sentito Rock scherzare nel backstage “sono appena stato preso a pugni in faccia da Muhammad Ali e non mi sono fatto un graffio!”. 

Nella nostra lista dei migliori momenti nella storia degli Oscar, questo finisce almeno sul podio: altri cinque ve li raccontiamo qui.

It’s my privilege, Joe Pesci. È il 1991, e il tuo nome è in lizza insieme a quello di attori come Al Pacino e Andy Garcia. Ma il premio come miglior attore non protagonista lo vinci tu, e per un film come “Quei bravi ragazzi”, insomma: sei nella storia. Salendo sul palco, al momento di ringraziare, in meno di 3 secondi ti togli il pensiero: it’s my privilege, thank you, e te ne ritorni al tuo posto con la statuetta in mano. Adesso sì, sei nella storia. 

Il gran rifiuto di Marlon Brando. Nel 1973, Michael Cane, Peter O’Toole, Laurence Olivier e Paul Winfield sanno già che potranno esser più che onesti spettatori. Il premio per il miglior attore protagonista va a Marlon Brando, che con “Il padrino” avrebbe vinto anche standosene a casa. E infatti, a casa ci resta davvero. Mentre la platea scoppia in fragoroso applauso all’annuncio del nome, sul palco sale tal Sacheen Littlefeather, rappresentante degli Indiani d’America, che spiega che Brando rifiuta il premio per il modo in cui gli Indiani sono trattati dall’industria cinematografica. 

La camminata sulle poltrone. “Roberto!”, urla Sofia Loren, sventolando il foglio che riporta il nome dell’attore e regista di Castiglion Fiorentino. Ha appena vinto l’Oscar al miglior film straniero, Benigni, e non ci crede neanche lui: pazzo di gioia, si inerpica sulle poltrone della platea per camminare sugli schienali. Sotto di lui, Steven Spielberg a tenerlo per le gambe per non farlo cadere.

I 143 secondi da sogni di “La La Land”. Mai imbarazzo fu più grande di quello che, in ordine sparso, provarono quella notte: gli annunciatori del premio, Warren Beatty e Faye Dunaway; il cast di “La La Land”, che aveva già iniziato sentito discorso di ringraziamento; quelli di “Moonlight”, reali vincitori, che si trovarono alla fine cinti d’alloro seppur con il più surreale annuncio nella storia degli Oscar. Nel 2017, per una busta sbagliata, “La La Land” viene decretato miglior film, ma – appunto – è un errore. E l’errore ha un nome: Brian Cullinan, l’incaricato di fornire agli annunciatori i nomi da premiare, colui che, a un certo punto della premiazione, avete visto imbarazzatissimo salire sul palco per strappare le statuette dalle mani dei produttori del musical.

Il nudista. Nel 1974, dietro il presentatore David Niven – a sua volta ex premiato agli Oscar per “Tavole separate”, nel 1959 – compare un uomo nudo. Il suo nome è Robert Opel, è riuscito a intrufolarsi nel backstage della premiazione fingendosi giornalista, e una volta sul palco con le dita mostra il segno della pace. Niven, con invidiabile aplomb, commenterà in diretta: “prima o poi doveva accadere; ma non è affascinante pensare che probabilmente l’unica risata che quell’uomo otterrà mai nella sua vita è spogliandosi e mostrando i suoi difetti?”.

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Getty ImagesStatuetta Oscar

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