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MotoGP: Sukuzi come convincere senza vincere

30 MARZO
MOTORI/MOTO/MOTOGP

Non è salita sul podio a Losail ma resta la favorita anche quest'anno.

GUIDO BAGATTA

Una giornata per riflettere e rivedere quello che è successo nella prima uscita del MotoGP e per capire che, almeno fino al rientro di Marc Marquez, le due ruote rischiano di essere un affare tra Suzuki e la Yamaha di Vinales , con vari e continui inserimenti della Ducati e poco altro. Sicuramente le emozioni “singole” arriveranno, ma i segnali che giungono da Losai, dove si corre di nuovo anche il prossimo weekend, sono molto chiari. Dico questo nonostante le due Suzuki non siano arrivate “a medaglia”, confortato per come hanno comunque performato in pista.

Ma partiamo dal basso, con le Yamaha Petronas di Rossi e Morbidelli: d’accordo che non sono quelle ufficiali, ma vederle messe così male, fa davvero impressione. Lascio agli esperti capire a che cosa sia dovuta questa terribile involuzione del “Diapason” ufficioso, di sicuro fa impressione leggere che Rossi ha preso 5 secondi da una sicuramente migliorata Aprilia (quella di Aleix Espargaro) che però, non più di due anni fa, teneva a tre curve di distanza, se gli andava male. Le crisi, contemporanee, di Valentino e della sua Yamaha, rischiano anche di guastare il mondiale dei riscontri a Morbidelli, che in questa prima uscita ha aggiunto, ai problemi della moto, anche una buona dose di inesperienza.

Sulla Honda, invece, come direbbero gli americani “the jury is still out” e la stessa giuria, rischia di stare in camera di consiglio ancora un bel po’, almeno sino al ritorno di Marquez.

In attesa, piuttosto, di capire se Petrucci ha già legato con la sua nuova squadra (e moto), teniamo allora anche la vogliosa KTM in sala d’aspetto per almeno ancora un turno, per dedicarci alle due marche che, come dicevamo poco sopra, almeno a livello numerico di moto che possono aspirare al podio in ogni GP, sembrano proprio essere le protagoniste di questo inizio di campionato.

La Ducati può essere soddisfatta di questo suo debutto, anche se il ricorrente problema della Pramac (scuderia privata) che con i suoi piloti sta davanti alla squadra ufficiale sembra essersi addirittura raddoppiato quest’anno, visto il podio di Zarco oltre a quello di Bagnaia. La scelta che hanno fatto in autunno a Borgo Panigale, di prendere due piloti nuovi, sicuramente bravi e molto futuribili (ed anche, se vogliamo, risparmiosi) per adesso non sta pagando, con il primo gran premio della stagione che ha mostrato tutti i problemi da rookie di Enea Bastianini e quelli di adattamento alla livrea ufficiale di Miller.

Vedendola in pista, la sua moto e quella di Bagnaia, sembravano “invertite”, nel senso che quella ufficiale pareva piuttosto essere l’altra. Stesso discorso, con qualche scusante in meno, per l’australiano, si può fare anche per Miller e Zarco. Gigi Dall’Igna, che durante i test sembrava avesse due gemelli, tanto di divideva tra i tre box delle squadre Ducati, nei GP deve fare il capo di quello ufficiale che è quello poi che, conti alla mano, è andato peggio. Conoscendolo, ha realmente gioito per lo sprint di Bagnaia, ma nello stesso tempo i vuoti delle “sue” rosse lo staranno sicuramente preoccupando non poco.

Per chiudere, veniamo alla Suzuki e alla sensazione di ”tranquilla superiorità” che, come lo scorso anno, anche in questa stagione sta dando la moto campione. Non fatevi tradire dal quarto posto di Mir, ma soprattutto dal sesto di Rins, che, ricordando il suo ruolino di marcia nella stagione passata, può essere anche interpretato come un buon segnale. Ovvio, vincere e un'altra cosa, ma l’idea che la Suzuki sia ancora la squadra da battere, nonostante non sia salita sul podio di Losail, nel paddock della MotoGP, c’è eccome. Per le verifiche del caso, basterà aspettare qualche giorno.

GUIDO BAGATTA
Rins Suzuki

Getty ImagesRins Suzuki

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