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C'è un pizzico di ambiziona sportiva che manca al 'Circus' dei giorni nostri, attrattiva sempre meno alla portata di Paesi, o piloti ambiziosi: "Questa F1 è del tutto cambiata, la tecnologia ha sempre più piede: prima era sport, competizione, adesso Liberty Media ha aperto a nuovi mercati, ma ciò che ha fatto bene a livello economico ha danneggiato l'aspetto sportivo. Fare 24 GP è impegnativo: è un sacrificio, oggi i team guadagnano tutti, ai miei tempi qualcuno ci rimetteva; oggi si punta a guadagnare, allora a provare a vincere. E' impossibile giudicare il talento di un pilota, il sostegno economico fa la differenza; il talento emerge meno, anche se Verstappen, Leclerc, Norris, forse Russell, ce l'hanno".
Il successo di Monaco è stato il solo ad alti livelli, ma le soddisfazioni non sono mancate quando c'era da raggrenellare punticini preziosi, o sviluppare il progetto Toyota: "Poteva andare meglio, ma se guardo da dove ho cominciato sono una persona fortunata: diciamo che son stato sempre al posto sbagliato nel momento sbagliato. Briatore lo devo ringraziare, ma quando era mio manager e Team principal in simultanea è stato difficile: io ero in scadenza e lui doveva rinnovare Alonso, mi ha offerto un contratto sfigato e sono andato via; Fernando ha vinto due campionati, ma a me resta la soddisfazione di aver fatto più punti quando eravamo insieme e di aver battuto compagni scomodi come Frentzen e Button, che poi è diventato campione".
Getty ImagesIn F1 dal 1997 al 2011