La lunga intervista a 'Il Giornale' consente a Jarno Trulli di raccontare quanto sia cambiata in un decennio la F1, che è il sogno proibito del 18enne Enzo, suo figlio: "Ho regalato al mio amico – manager Lucio la coppa di Monte Carlo, l'avevo promessa da quando, ragazzino, ha cominciato a seguirmi come meccanico sui kart; è il cugino della persona che faceva le gare con papà sui kart per divertirsi e che mi ha dato una mano all'inizio. Non ci siamo mai lasciati e adesso dà una mano a mio figlio Enzo, che ha 18 anni e prova a fare il pilota. Era impossibile continuare a correre in Europa, costi folli anche per me che avevo messo da parte qualche cosa con la F1: ha vinto la Formula 4 UAE, siamo andati in Giappone e ha fatto sei podi in sei gare. Lo seguo e mi dedico al vino, alla mia cantina in Abruzzo. Antonelli e Minì possono arrivare in F1, hanno la forza economica per riportare l'Italia nella categoria. In Formula 4 si spende anche un milione di euro, ma era una categoria nata oer costare 150 – 200 mila euro".
C'è un pizzico di ambiziona sportiva che manca al 'Circus' dei giorni nostri, attrattiva sempre meno alla portata di Paesi, o piloti ambiziosi: "Questa F1 è del tutto cambiata, la tecnologia ha sempre più piede: prima era sport, competizione, adesso Liberty Media ha aperto a nuovi mercati, ma ciò che ha fatto bene a livello economico ha danneggiato l'aspetto sportivo. Fare 24 GP è impegnativo: è un sacrificio, oggi i team guadagnano tutti, ai miei tempi qualcuno ci rimetteva; oggi si punta a guadagnare, allora a provare a vincere. E' impossibile giudicare il talento di un pilota, il sostegno economico fa la differenza; il talento emerge meno, anche se Verstappen, Leclerc, Norris, forse Russell, ce l'hanno".
Il successo di Monaco è stato il solo ad alti livelli, ma le soddisfazioni non sono mancate quando c'era da raggrenellare punticini preziosi, o sviluppare il progetto Toyota: "Poteva andare meglio, ma se guardo da dove ho cominciato sono una persona fortunata: diciamo che son stato sempre al posto sbagliato nel momento sbagliato. Briatore lo devo ringraziare, ma quando era mio manager e Team principal in simultanea è stato difficile: io ero in scadenza e lui doveva rinnovare Alonso, mi ha offerto un contratto sfigato e sono andato via; Fernando ha vinto due campionati, ma a me resta la soddisfazione di aver fatto più punti quando eravamo insieme e di aver battuto compagni scomodi come Frentzen e Button, che poi è diventato campione".
Getty ImagesIn F1 dal 1997 al 2011