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"Non sono basco, ma ho ricordi meravigliosi di questa terra; il pubbico ci chiamava per nome e riconosceva uno per uno, accadeva persino nelle gare da dilettanti e nelle manifestazioni di paese. I Paesi Baschi sono la patria del ciclismo, hanno grande passione e grande conoscenza della bicicletta: la gente ama i loro scalatori e la Euskaltel è stata una squadra forte. Pedalerò in mezzo alla gente durante la seconda tappa, sullo Jaizkibel: immagino il clima che accoglierà i corridori, ho la pelle d'oca. E' sempre interessante osservare il viso dei ciclisti prima della tappa, capisci parecchie cose.." racconta il 'Pistolero' a 'La Repubblica'.
Non si scappa dal pronostico più ovvio, che mette di fronte i due ultimi vincitori: "Difficile vinca qualcun altro rispetto a Pogacar, o a Vingegaard, anche se il ciclismo è uno sport imprevedibile che può cambiare lo scenario in una manciata di minuti; ci sarà subito una tappa dura, con una salita al 10% nel finale, è una novità che metterà pepe, facendo capire le condizioni di Pogacar dopo l'infortunio. Tadej è il più grande corridore degli ultimi 25 anni: il solo che può vincere i Grandi Giri e le Classiche, Roubaix inclusa. Paga un infortunio piuttosto serio e non corre da aprile, Vingegaard lo metterà subito alla frusta: i Pirenei arrivano presto, alla 5a tappa.. Ho una mia idea su chi vincerà il duello, ma la tengo per me e dico 50 e 50: non c'è un altro contendente, a meno di cadute, o eventi imprevedibili. In un Tour con così tante salite io sarei andato all'attacco, amavo inventare e mi ispiravo a Marco Pantani, era il mio idolo; il ciclismo è cambiato e Spagna e soprattutto Italia devono lavorare sulle squadre World Tour. La Eolo - Kometa mira a crescere e a scoprire talenti: il Giro è stata una bella vetrina, siamo stati dieci volte nella Top - 10 e vinto una tappa di montagna con Davide Bais, indossando la Maglia Azzurra".
Getty ImagesRe di Parigi