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Tour de France, Agostini paragona Pantani e Pogacar: "Campioni che non fanno calcoli"

11 LUGLIO
CICLISMO/TOUR DE FRANCE

Il dirigente della UAE è stato ufficio stampa alla Mercatone: "Regalano spettacolo e fantasia, ma il carisma e l'orgoglio di Marco erano un'altra cosa'.

SPORT TODAY

Il 53enne Andrea Agostini è direttore operativo della UAE Emirates (squadra di cui Tadej Pogacar è capitano indiscusso) e ha conosciuto bene Marco Pantani, in qualità di capo ufficio stampa della Mercatone, chi meglio di lui può stilare un paragone tra il campione sloveno e l'inimitabile 'Pirata', che 25 anni fa centrava la doppietta Giro d'Italia - Tour de France (ultimo a riuscirvi)? 

"Tadej e Marco, per quanto appartenenti a generazioni differenti, sono molto vicini nel modo di pensare il ciclismo; Tadej non fa calcoli, segue l'istinto. La fantasia fa la differenza in bici, lui è imprevedibile, manda per aria i piani degli avversari. Marco andava a sensazioni, partiva in salita quando se la sentiva; non stava a vedere la distanza dall'arrivo, andava oltre la soglia della fatica e del dolore e faceva quello scatto in più anche se le gambe dicevano basta. Servono una testa incredibile e un cuore immenso, ma chi fa questo passo, diventa un numero uno" racconta a 'La Gazzetta dello Sport'.

Il segreto del campione di Cesenatico era il rapporto peso - watt: "Marco sarebbe anche oggi il numero uno, almeno in salita. Lui ha firmato imprese in maniera 'artigianale', si alimentava malissimo, mangiava schifezze, beveva quando si ricordava, si allenava senza tabelle: quando gli chiedevano un consiglio per migliorarsi, rispondeva - Stai in sella. Con le conoscenze e i materiali odierni, farebbe sfracelli: il rapporto tra peso e watt è l'altro fattore, quello tecnico. Spingeva rapporti durissimi e li faceva sembrare agili: aveva uno scatto micidiale e poi manteneva la velocità e rilanciava, rilanciava; ti portava al limite, andando lui oltre. Tadej in questo è simile, ha la capacità di fare la differenza quando i valori sono eguali, come con Jonas sul Puy - de - Dome".

Chi ha amato Pantani, non che guardare con simpatia a Pogacar, un campione che ha meno carisma e rivali carismatici, però: "Il ciclismo se non regala spettacolo, può essere noioso: dove trovi uno che scatta a 50 km dall'arrivo? In tanti tifosi di Marco mi hanno detto che hanno ripreso a guardare le corse con Tadej. Le differenze? Marco era molto orgoglioso, quando veniva battuto pensava subito a prendersi la rivincita, come quando rispose ad Armstrong a Courchevel; era un guascone che quando viveva un Giro, o un Tour, sentiva il peso di essere Pantani. Tadej è più rilassato, non subisce la sconfitta, per lui fa parte del mestiere. Con i suoi rivali c'e amicizia e stima vera, come avete visto con l'abbraccio con Jonas dopo Cauterets; una cosa impensabile tra Pantani ed Armstrong, loro avevano un altro modo di percerpire il duello e un altro carisma, anche con i giornalisti".

C'è il finale dedicato a vittorie indelebili: "Il miglior successo di Marco? Montecampione al Giro e Le Deux Alps al Tour 1998, con lo scatto nella bufera del Galibier, solo lui poteva pensare a una follia simile; Pocagar ha fatto imprese alla Vuelta e alle Strade Bianche, ma la migliore sarà quella che lo incoronerà a Parigi". 

Marco Pantani

Getty ImagesL\'ultimo a firmare la doppietta Giro d\'Italia - Tour de France

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