_atrk_opts = { atrk_acct:'ryZiw1Fx9f207i', domain:'sport-today.it',dynamic: true};(function() { var as = document.createElement('script'); as.type = 'text/javascript'; as.async = true; as.src = 'https://certify-js.alexametrics.com/atrk.js'; var s = document.getElementsByTagName('script')[0];s.parentNode.insertBefore(as, s); })();
(function(w,d,s,l,i){w[l]=w[l]||[];w[l].push({'gtm.start': new Date().getTime(),event:'gtm.js'});var f=d.getElementsByTagName(s)[0], j=d.createElement(s),dl=l!='dataLayer'?'&l='+l:'';j.async=true;j.src= 'https://www.googletagmanager.com/gtm.js?id='+i+dl;f.parentNode.insertBefore(j,f); })(window,document,'script','dataLayer','GTM-T4S39TC'); grecaptcha.ready(function() { grecaptcha.execute('6LeaCm0lAAAAAJk-8YrUcXgyA81YOGqyzEgCTWkN', {action: 'pageview'}).then(function(token) { var score = token.score; var dataLayer = window.dataLayer || []; dataLayer.push({ 'reCaptchaScore': score }); }); });Miguel Indurain è a Cesenatico, emozionante la visita al Museo Pantani: "Un luogo incredibile, si respira la magia di un ciclismo che non c'è più".
E' 'La Gazzetta dello Sport' a raccogliere il ricordo dello scalatore navarro: "Quando la strada si impennava era dura sfidare Pantani, ma allora le salite erano lunghe e pedalabili; potevo difendermi e aspettare la cronometro, che era il mio pane e che adesso sono state quasi cancellate dai Grandi Giri. E' una disciplina che fa poco ascolto e, siccome comanda la tivu, gli organizzatori privilegiano la salita, che regala spettacolo; la cronometro è però coraggio, gambe e testa, ma non rende. Pantani era pazzesco, non so se il migliore di sempre in salita: uno scalatore puro, difficile tenere il suo passo".
Fu il Mortirolo a rivelare al mondo nel 1994 le doti del Pirata romagnolo: "Sino all'anno prima battagliavo con Bugno e Chiappucci, ma mi avevano parlato di un ragazzino terribile, Pantani. C'era Berzin in Maglia Rosa, Marco va in fuga sul Mortirolo: lo riprendo in discesa e penso che saremmo andati insieme all'arrivo, a lui la tappa e a me la Maglia Rosa, ma al primo tornante mi saluta; non avevo mangiato, la crisi di fame mi fece dire addio al Giro d'Italia. Vinsi poi il Tour de France, lui concluse al terzo posto: lo osservavo e mi dicevo che dovevo sbrigarmi a vincerlo, mi avvicinavo al capolinea e lui era giovane. L'anno dopo feci cinquina in Francia, lui vinse l'Alpe d'Huez: ai Mondiali in Colombia salimmo entrambi sul podio, ma non sorridevamo. Era felice solo Olano, io, lui e Gianetti avevamo provato a staccarci su ogni rampa: ho un problema alla gomma e chi parte? Il mio compagno. A me manca la Maglia Iridata: Bugno dice che a lui manca la Maglia Gialla, ma ne ha vinti due, il Fiandre e la Milano-Sanremo".
Sono stati proprio lo spagnolo nel 1993 e l'italiano nel 1998 a realizzare la 'doppietta' sulle strade di Italia e Francia, il ciclismo attuale ha scenari di altro tipo: "L'accoppiata è possibile, serve però prepararsi in maniera diversa; niente Classiche, ma si entra nella storia. Ci possono riuscire Pogacar e Vingegaard, forse Roglic: il Giro d'Italia deve essere meno duro. Evenepoel è fantastico, ma non regge le tre settimane su un piano mentale. Il mio preferito è van Aert, adesso che ha smesso Domoulin: può vincere su qualsiasi terreno; Ganna è un pistard eccezionale, ha un motore spaziale a crono e sta cambiando pelle, lo invito prima a vincere l'oro ai Giochi Olimpici. Io e Marco oggi saremmo amatori: il mondo e il ciclismo sono cambiati. Correvamo con i panini nella maglia, portavamo il pranzo dietro come in una Gran Fondo: la sua fine è stata una ingiustizia, sarebbe stato bello correre con lui la Nove Colli".
Getty ImagesVerso il Tour de France