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Pantani, l'omaggio di Miguel Indurain: "In salita era pazzesco"

23 SETTEMBRE
CICLISMO

Il campione spagnolo in visita al Museo di Cesenatico: "Lo scoprii sul Mortirolo, persi il Giro d'Italia. Ai Mondiali salimmo sul podio insieme, ma scontenti".

SPORT TODAY

Miguel Indurain è a Cesenatico, emozionante la visita al Museo Pantani: "Un luogo incredibile, si respira la magia di un ciclismo che non c'è più".

E' 'La Gazzetta dello Sport' a raccogliere il ricordo dello scalatore navarro: "Quando la strada si impennava era dura sfidare Pantani, ma allora le salite erano lunghe e pedalabili; potevo difendermi e aspettare la cronometro, che era il mio pane e che adesso sono state quasi cancellate dai Grandi Giri. E' una disciplina che fa poco ascolto e, siccome comanda la tivu, gli organizzatori privilegiano la salita, che regala spettacolo; la cronometro è però coraggio, gambe e testa, ma non rende. Pantani era pazzesco, non so se il migliore di sempre in salita: uno scalatore puro, difficile tenere il suo passo". 

Fu il Mortirolo a rivelare al mondo nel 1994 le doti del Pirata romagnolo: "Sino all'anno prima battagliavo con Bugno e Chiappucci, ma mi avevano parlato di un ragazzino terribile, Pantani. C'era Berzin in Maglia Rosa, Marco va in fuga sul Mortirolo: lo riprendo in discesa e penso che saremmo andati insieme all'arrivo, a lui la tappa e a me la Maglia Rosa, ma al primo tornante mi saluta; non avevo mangiato, la crisi di fame mi fece dire addio al Giro d'Italia. Vinsi poi il Tour de France, lui concluse al terzo posto: lo osservavo e mi dicevo che dovevo sbrigarmi a vincerlo, mi avvicinavo al capolinea e lui era giovane. L'anno dopo feci cinquina in Francia, lui vinse l'Alpe d'Huez: ai Mondiali in Colombia salimmo entrambi sul podio, ma non sorridevamo. Era felice solo Olano, io, lui e Gianetti avevamo provato a staccarci su ogni rampa: ho un problema alla gomma e chi parte? Il mio compagno. A me manca la Maglia Iridata: Bugno dice che a lui manca la Maglia Gialla, ma ne ha vinti due, il Fiandre e la Milano-Sanremo".

Sono stati proprio lo spagnolo nel 1993 e l'italiano nel 1998 a realizzare la 'doppietta' sulle strade di Italia e Francia, il ciclismo attuale ha scenari di altro tipo: "L'accoppiata è possibile, serve però prepararsi in maniera diversa; niente Classiche, ma si entra nella storia. Ci possono riuscire Pogacar e Vingegaard, forse Roglic: il Giro d'Italia deve essere meno duro. Evenepoel è fantastico, ma non regge le tre settimane su un piano mentale. Il mio preferito è van Aert, adesso che ha smesso Domoulin: può vincere su qualsiasi terreno; Ganna è un pistard eccezionale, ha un motore spaziale a crono e sta cambiando pelle, lo invito prima a vincere l'oro ai Giochi Olimpici. Io e Marco oggi saremmo amatori: il mondo e il ciclismo sono cambiati. Correvamo con i panini nella maglia, portavamo il pranzo dietro come in una Gran Fondo: la sua fine è stata una ingiustizia, sarebbe stato bello correre con lui la Nove Colli".

Miguel Indurain

Getty ImagesVerso il Tour de France

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