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Juve-Napoli, incroci pericolosi: da Sivori a Higuain, quanti tradimenti

7 DICEMBRE
CALCIO/SERIE A

Due squadre che non si amano e tante sliding doors negli anni anche tra i giocatori, alcune molto dolorose

SPORT TODAY

Juventus contro Napoli resta una delle rivalità più accese del nostro calcio, specialmente sul fronte partenopeo. Due società profondamente diverse, che non si sono mai amate e che probabilmente non riusciranno mai ad apprezzarsi reciprocamente. Eppure, nel corso degli anni tra i vari corsi e ricorsi storici ci sono stati anche giocatori più o meno scomodi che hanno vestito entrambe le maglie. Un viaggio dalla Campania al Piemonte e viceversa che, se a volte è coinciso con un semplice step di carriera, spesso invece ha lasciato ferite ben profonde specialmente all'ombra del Vesuvio.

Nel club dei più dolorosi, ricorda la Gazzetta dello Sport, non rientra certamente chi come Fabio Cannavaro a Napoli è cresciuto solo calcisticamente per poi svilupparsi tra i grandi soprattutto in bianconero. E neanche Ciro Ferrara, cuore metà azzurro metà bianconero, o i vari Damiani, Fonseca, Amoruso. E non si scomodi neppure Fabio Quagliarella, che la sua città la lasciò per un terribile caso di stalking di cui ha abbandonato definitivamente gli strascichi soltanto poco tempo fa e che ancora nella sua Napoli viene ricordato con affetto da una gente per la quale ha sempre dimostrato amore incondizionato e grande rispetto.

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Tra le varie "pugnalate", forse, la più profonda l'ha sferrata Gonzalo Higuain. Dall'anno dei 36 gol, record assoluto per una singola stagione in Serie A, fino alla clausola da 90 milioni con cui la Juventus se lo porta a casa nel 2016. I tre scudetti in bianconero, l'ultimo dei quali sotto l'egida dell'altro traditore Maurizio Sarri, sono forse il minimo: l'odio era scoppiato già prima tra le frizioni irrisolvibili con De Laurentiis e le accuse di infamità di una piazza tremendamente ferita, ripagate sul campo con un gol e tanto di esultanza ad ammutolire forse mai così tanto l'allora San Paolo nella prima notte da avversario. Fu primo "core 'grato" invece José Altafini, che abbracciò la Vecchia Signora nel 1972 lasciandosi alle spalle scritte sui muri e minacce neanche troppo velate.

Percorso inverso lo fece invece Omar Sivori nell'estate del 1965, in un ultimo tentativo di rilancio di una carriera instradata verso il tramonto dopo un ciclo straordinario alla Juve ormai concluso: l'argentino lo scudetto lo sfiorerà soltanto, ma darà tutto a una tifoseria che sin da subito lo aveva osannato senza pensare a una qualità di gioco ormai in parte scemata. La tappa di Napoli, arrivata nel 1989 per la modica cifra di tre miliardi di lire, darà invece una splendida storia da raccontare a Massimo Mauro che scenderà in campo (e vincerà) al fianco di Maradona dopo Platini e Zico, trovando ispirazione per la sua biografia "Ho giocato con tre geni". Infine, Paolo Di Canto: una sola stagione, con Marcello Lippi (che andrà poi alla Juve) e qualche magia saltuaria. Niente di indimenticabile, ma pure sempre un bel pensiero.

Gonzalo Higuain

Getty ImagesGonzalo Higuain esulta in Napoli-Juventus

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