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La storia di un predestinato, ma anche di chi poteva non diventare mai calciatore. Il supporto della famiglia a Cambiaso non è mai mancato, ma i genitori hanno sempre spinto parallelamente all’avventura sui campi di gioco anche lo scenario di una carriera dirigenziale in un’azienda. Andrea ha ringraziato, ma è andato avanti per la sua strada combattendo contro ogni difficoltà. Come quelle, per esempio, affrontate al Genoa durante le giovanili: numeri importanti, ma quasi mai titolare. La svolta, però, era dietro l’angolo.
Tifoso del Genoa da sempre, ma quando ha capito che avrebbe fatto fatica a compiere il grande salto in rossoblu ha accettato la gavetta. A diciassette anni niente Primavera, ma il prestito all’Albissola in Serie D. Lì ha trovato spazio, contribuendo a una storica promozione, salvo tornare in D l’anno successivo al Savona. Il treno non perso, ma solo in ritardo: un anno dopo la prima esperienza in C, all’Alessandria, dove Cambiaso si rompe il legamento crociato. Nonostante ciò, una volta ristabilito l’Empoli di Dionisi, in B, decide di puntare sul calciatore, che si ritaglia spazio e conquista la promozione in Serie A. E finalmente arriva l’esordio nella massima serie, con la maglia del suo Genoa e a San Siro per un altro segno del destino.
Alla fine della prima stagione in massima serie la Juventus lo nota e lo acquista per 8,5 milioni di euro più bonus. I bianconeri lo girano un anno al Bologna, dove Cambiaso gioca con regolarità. Poi, a fine stagione, Allegri decide di tenerlo a Torino. Il resto è storia recente: l’ex Genoa trova spazio da subito in bianconero, pur con qualche difficoltà in alcuni match. Fino alla gara col Verona, possibile punto di svolta della sua stagione: al 62’ l’ingresso in campo, al 96’ il gol vittoria: il suo secondo in Serie A rischia di essere pesantissimo per la Juventus e per la sua avventura a Torino.
Getty ImagesAndrea Cambiaso esulta dopo il gol segnato in Juventus-Verona