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I numeri, d'altronde, non mentono: una sola sconfitta in 11 giornate di campionato (mai successo nell'era dei tre punti a vittoria, prima volta dal 1989/90), 18 punti (mai coì bene dal 2002/03 a questo punto del campionato) e terza miglior difesa con appena otto reti incassate in 11 uscite. Un cambiamento radicale rispetto al passato che Thiago Motta, vero artefice di questo piccolo miracolo, ha voluto fortemente dal suo arrivo. Ingredienti di una formula magica che ha generato una striscia di ben 10 risultati utili consecutivi: ai felsinei non accadeva dal 1980, quando in panchina sedeva Marino Perani.
Ma cosa c'è sotto questo Bologna dei record? Organizzazione, si diceva. Ma anche talento, in tutti i reparti. Merito di scelte forti e di un mercato che ha aggiunto muscoli e alternative per stimolare qualche titolare che fino a qualche tempo fa sembrava essersi un po' adagiato. Beukema e Calafiori hanno alzato un'autentica muraglia cinese, Freuler con la sua esperienza ha portato geometrie e ordine e Saelemaekers ha ridato vivacità alla fascia. E poi i leader: Orsolini incide, Ferguson è in un momento di forma straordinario e Zirkzee ha finalmente deciso di fare sia il top player che il leader. Giocatori su cui il tecnico ha puntato con decisione anche nel loro momento più difficile, senza mai smettere di seguirli e spronarli. Una ricetta, in sintesi, degna di uno chef stellato: questo Bologna, se resta coi piedi per terra, può dare fastidio a chiunque.
Getty ImagesI giocatori del Bologna esultano dopo la vittoria con la Lazio