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Platini a 360 gradi: "Gli assi del pallone vanno dove ci sono i soldi"

15 AGOSTO
CALCIO

Il tre volte Pallone d'Oro: "In Francia il calcio era un gioco, alla Juventus ho conosciuto la pressione e la vittoria. Aver reso orgoglioso Agnelli una soddisfazione, Atena l'amarezza, l'Heysel il dolore".

SPORT TODAY

Spazia attraverso vari temi Michel Platini nell'intervista concessa a 'Il Corriere della Sera': la sua visione del calcio (in campo e dietro la scrivania) si intreccia a ricordi in bianconero e a ciò che muove il pallone, i soldi.

"Il numero 10 ha identificato i migliori, Puskas, Pelè, Rivera, i leader delle squadre: i bambini della mia epoca volevano fare il portiere, o quello; in Europa è più un regista, in Sudamerica è come un secondo attaccante.." racconta trasognato 'Le Roi' "La leggerezza è un sentimento francese, in Italia non parlate d'altro che di pallone, dal mattino alla sera: in Francia non c'erano tifosi, ma spettatori e forse per questo non aveva ancora vinto nulla. La sola verità del calcio sono i 90': in Italia il calcio è complicato e mette pressione sei giorni su sette, poi finalmente arriva la partita, basta polemiche e indiscrezioni. Nonno era venuto in Francia negli anni Venti, i miei genitori non parlavano la vostra lingua".

La Juventus significa il successo, i tre Palloni d'Oro e una Francia che finalmente aveva iniziato ad alzare a sua volta trofei: "Ho reso orgoglioso l'Avvocato, mi ha voluto lui e mi ha consentito la massima libertà in campo e fuori, questa è la soddisfazione più grande; non era certo un amico, aveva tanti anni più di me e la sua indiscutibile autorevolezza. I momenti successivi alla partita dell'Heysel sono stati tremendi, due giorni dopo con Gaetano Scirea sono andato a visitare i feriti all'ospedale. Atene? Boniek mi dice sempre che se avessimo battuto l'Amburgo, avremmo vinto quattro Coppe di fila; ha ragione, si sono allineati male i pianeti, ma è il bello del calcio. In quel periodo tutti potevano vincere e tutti potevano perdere: adesso dominano tre-quattro squadre, le più ricche. ".

L'Arabia Saudita smuove mondi calcistici, ma non è che le star ai suoi tempi decidessero in altro modo, anche se il 'contorno' è differente: "I migliori calciatori sono uccelli che migrano cercando il luogo dove vivere bene, dove c'è più pubblico e più denaro; io, Falcao, Maradona e Zico siamo venuti in Italia negli anni Ottanta per quello, l'Italia era campione del mondo, c'era aria di ripresa dopo il terrorismo, entusiasmo. Erano gli anni di Agnelli, Berlusconi, Mantovani. Il calcio è cambiato, si gioca meglio perché c'è una preparazione di base migliiore, i difensori giocano a pallone, mica picchiano: Messi, Neymar, Haaland, Mbappé sono grandi calciatori, ma il numero 10 non esiste più, a organizzare il gioco ci pensano il portiere, o il difensore centrale; adoravo Johan Cruijff, giocava in un modo meraviglioso in un calcio difficile, quando un dribbling poteva costare un tackle da dietro e di conseguenza l'ospedale".

"Mi hanno fatto fuori dalla FIFA: come si è usciti dal mondo dei funzionari del calcio, la giustizia ordinaria mi ha dato ragione; per questo non mollerò, è stata una ingiustizia. Blatter, Ceferin, Infantino al di fuori della FIFA sono nessuno: i presidenti federali mi volevano, gli apparati FIFA no. Il calcio mi voleva, la politica del calcio no. Ora mi godo la vita, ma se mi domandassero di fare il presidente della Juventus.." conclude amareggiato l'ex presidente UEFA.

 

Platini con Boniek

Getty ImagesJuventus 1982

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