Compie oggi 74 anni il miglior allenatore uruguayano in circolazione. Oscar Washington Tabarez è il tecnico con maggiori presenze in assoluto con una nazionale. Dopo aver raggiunto, ad ottobre del 2019, le 200 panchine con la Celeste , l’obiettivo non è un segreto per nessuno: Qatar 2022 . Per continuare a sognare. «El camino es la recompensa», direbbe Tabarez. A piedi o col carrito, poco importa, il carisma di un Maestro non dipende da simili dettagli.
Queste le sue parole rilasciate alla Gazzetta dello Sport, alla vigilia del suo compleanno:
"Mi chiedete come sto? Più vicino alla fine che all’inizio. Come del resto tutti quelli della mia età. Soffro di una neuropatia cronica che attacca il sistema motorio. A volte sto meglio, a volte peggio. L'unico rimedio è la fisioterapia, ma non ho nessuna intenzione di andarmene. Sto bene. Non benissimo, ma diciamo che me la cavo. Finché sentirò l’appoggio della mia famiglia, dei dirigenti e dei miei collaboratori e finché i giocatori mi seguiranno, andrò avanti. Le sfide, le grandi sfide, mantengono vive le persone. Quando gli inglesi portarono il calcio in SudAmerica noi diventammo rapidamente una potenza. Vincemmo due Olimpiadi e due Mondiali. Eravamo un colosso del calcio. Quando la vita mi ha regalato tre-quattro anni sabbatici, senza lavoro, pensavo a come riannodare questo filo. Mi chiedevo come riportare l’Uruguay a dominare superando il limite demografico di questo piccolo Paese con pochi abitanti, e modestia a parte, qualcosa abbiamo fatto, da qualche anno siamo una nazionale difficile per chiunque. Quando vedo bambini così piccoli guardare la nazionale in classe, per poi esultare e correre verso il cortile per un gol allo scadere sono felice, e penso che nessuno di noi lo dimenticherà mai e tutti lo racconteranno ai propri figli e magari ai nipoti. Quando vedo signori di 80 anni che mi dicono di odiare il calcio e che dopo aver visto la nazionale hanno voglia di scendere in strada e abbracciare il primo sconosciuto. Allora penso che quel filo è stato riallacciato. Il talento non è sufficiente. È importante per arrivare a un certo livello professionale, però per diventare un vincente, servono anche altre cose. Penso all’unione del gruppo, alla condivisione di valori e obiettivi, al riuscire a dare un significato a ciò che si sta facendo. Questo rende straordinaria una squadra normale. E sono cose che dipendono dalla capacità dello staff tecnico, non te le dà un tablet. La differenza la fa sempre il fattore umano".
Getty ImagesOscar Tabarez