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Oscar Tabarez: "La differenza la fa sempre il fattore umano"

3 MARZO
CALCIO

Compie oggi 74 anni l'ultimo guerriero uruguagio che ha come obiettivo il mondiale in Qatar.

SPORT TODAY

Compie oggi 74 anni il miglior allenatore uruguayano in circolazione. Oscar Washington Tabarez è il tecnico con maggiori presenze in assoluto con una nazionale. Dopo aver raggiunto, ad ottobre del 2019, le 200 panchine con la Celeste , l’obiettivo non è un segreto per nessuno:  Qatar 2022 . Per continuare a sognare. «El camino es la recompensa», direbbe Tabarez. A piedi o col carrito, poco importa, il carisma di un Maestro non dipende da simili dettagli.

Queste le sue parole rilasciate alla Gazzetta dello Sport, alla vigilia del suo compleanno: 


"Mi chiedete come sto? Più vicino alla fine che all’inizio. Come del resto tutti quelli della mia età. Soffro di una neuropatia cronica che attacca il sistema motorio. A volte sto meglio, a volte peggio. L'unico rimedio è la fisioterapia, ma non ho nessuna intenzione di andarmene. Sto bene. Non benissimo, ma diciamo che me la cavo. Finché sentirò l’appoggio della mia famiglia, dei dirigenti e dei miei collaboratori e finché i giocatori mi seguiranno, andrò avanti. Le sfide, le grandi sfide, mantengono vive le persone. Quando gli inglesi portarono il calcio in SudAmerica noi diventammo rapidamente una potenza. Vincemmo due Olimpiadi e due Mondiali. Eravamo un colosso del calcio. Quando la vita mi ha regalato tre-quattro anni sabbatici, senza lavoro, pensavo a come riannodare questo filo. Mi chiedevo come riportare l’Uruguay a dominare superando il limite demografico di questo piccolo Paese con pochi abitanti, e modestia a parte, qualcosa abbiamo fatto, da qualche anno siamo una nazionale difficile per chiunque. Quando vedo bambini così piccoli guardare la nazionale in classe, per poi esultare e correre verso il cortile per un gol allo scadere sono felice, e penso che nessuno di noi lo dimenticherà mai e tutti lo racconteranno ai propri figli e magari ai nipoti. Quando vedo signori di 80 anni che mi dicono di odiare il calcio e che dopo aver visto la nazionale hanno voglia di scendere in strada e abbracciare il primo sconosciuto. Allora penso che quel filo è stato riallacciato. Il talento non è sufficiente. È importante per arrivare a un certo livello professionale, però per diventare un vincente, servono anche altre cose. Penso all’unione del gruppo, alla condivisione di valori e obiettivi, al riuscire a dare un significato a ciò che si sta facendo. Questo rende straordinaria una squadra normale. E sono cose che dipendono dalla capacità dello staff tecnico, non te le dà un tablet. La differenza la fa sempre il fattore umano".

OscarTabarez - Cropped

Getty ImagesOscar Tabarez

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