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La scuola Azzurra si è ritemprata: "Il campo di Skopje non è una scusa, i grandi calciatori si adeguano: ai miei tempi ogni squadra aveva il suo pallone, traiettoria e rimbalzo cambiavano; adesso si chiede al portiere di costruire dal basso, non significa giocare bene con i piedi, ma leggere situazioni tattiche. La differenza in questo ruolo la fanno ancora le mani, però: nessun ruolo ha tali responsabilità, il fallo da cui nasce la punizione, commesso da Zaniolo, è gratuito, ma si parla del portiere che poteva parare. Donnarumma ha già giocato 300 partite e ne giocherà almeno il doppio, ci dimenticheremo di Skopje: a San Siro gestirà l'emozione, è un freddo; siamo messi bene come portieri, dietro i Nazionali Vicario, Meret e Provedel ci sono Caprile, Di Gregorio e Falcone, e Carnesecchi e Perin non farebbero prendere un gol in più ad Atalanta e Juventus".
Nessun processo al nuovo CT, qualche dubbio sulla mentalità che pervade il calcio di casa nostra: "Ci sono fasi in cui sbocciano grandi calciatori, il calcio si è livellato: Spalletti non può dare un'impronta in cinque giorni, mancavano Chiesa e Pellegrini; ha scelto quelli più esperti, farà il suo gruppo con il tempo. In Spagna un sedicenne si prende la Roja, dopo essersi preso il Barcellona: abbiamo parlato mesi di Pafundi, che non gioca nell'Udinese".
Getty ImagesWalter Zenga