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Ora che questa possibilità si è sciolta come neve al sole, il massimo organo calcistico continentale prepara un piano per evitare che una situazione del genere si ripeta in futuro, e che qualcun altro possa tornare a flirtare con idee secessioniste.
Come riportato da 'La Gazzetta dello Sport', nell'Esecutivo straordinario che si terrà venerdì verranno discusse le dodici sedi del prossimo Europeo (Bilbao è tra le città che rischiano di non poter ospitare le partite) e, soprattutto, si fisseranno i paletti necessari per la ripartenza dopo la burrasca.
Innanzitutto sarà attuato un blindamento delle coppe con regole ferree per salvaguardare l'integrità dell'intero sistema: le società dovranno impegnarsi al rispetto delle norme per decenni mostrando fedeltà e dedizione alla causa comune, abbandonando ogni idea di 'indipendenza' che possa mettere a repentaglio l'unione invocata a più riprese da Ceferin. Chi non seguirà tali norme, andrà incontro a conseguenze sia sotto l'aspetto sportivo che economico.
Il messaggio lanciato all'UEFA dai 'ribelli', però, è stato chiaro: le difficoltà economiche accentuate dalla pandemia sono sotto gli occhi di tutti e un nuovo calcio più sostenibile dal punto di vista dei costi (attraverso l'introduzione di un salary cap ad esempio) sarebbe uno scenario utile a scongiurare il collasso.
Sempre venerdì, come riferito dal 'Corriere dello Sport', l'Esecutivo valuterà le posizioni delle due big di Spagna (Barcellona e Real Madrid) e della Juventus: praticamente impossibile che si arrivi alla punizione estrema dell'estromissione per un anno dalle coppe, più facile pensare ad un'ammenda economica per aver arrecato un danno d'immagine all'organo con sede a Nyon.
Chiusura dedicata alla riforma della Champions, che entrerà in vigore nel 2024: potrebbe però essere anticipata di un anno, nonostante i contratti televisivi con le varie emittenti per il triennio siano stati già firmati da qualche settimana.
GettyL\'UEFA riparte dopo la \'minaccia\' Superlega: coppe blindate