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Nell'anno solare vicino a concludersi il Chelsea è la squadra che, escludendo neopromosse e retrocesse, ha collezionato meno punti in Premier League: appena 39 in 39 gare affrontate, con appena nove vittorie all'attivo (un terzo rispetto alle 27 del Manchester City dominatore dell'ultimo campionato). Un flop che è diretta conseguenza di una strategia di mercato estrema, che ha visto il board dei Blues puntare e strapagare una lunga serie di potenziali campioni firmandoli con contratti di lunghissima durata. Un ragionamento sia sul presente che sul futuro che però ha creato una pressione probabilmente insostenibile su giocatori non in grado di mantenerla e probabilmente neppure davvero così straordinari come venivano decantati dai più, a partire dagli acquisti da 100 e passa milioni come Mudryk, Caicedo ed Enzo Fernandes.
A Stamford Bridge, al momento, il naufragio non sembra però preoccupare eccessivamente. Qualcosa, almeno a livello di singoli, inizia a intravedersi (Palmer su tutti cresce a vista d'occhio) e la proprietà era conscia sin dal principio che per la rivoluzione tecnica e anche per certi versi culturale sarebbe serviti tanto tempo e una lunga sfilza di bocconi amari da mandare giù. Molto più ansioso mister Pochettino, che si gioca la propria credibilità anche sui risultati e che ha invocato nuovamente l'aiuto del mercato per sistemare un gruppo che a oggi non sembra avere né capo né coda. L'argentino sarà certamente assecondato, almeno per il momento. Ma per sistemare un piatto indigesto serve la maestria di un grande chef, e da quelle parti al momento di stelle Michelin non se ne vede neppure l'ombra.
Getty ImagesLe proteste di Mykhaylo Mudryk durante Chelsea-Brighton