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NBA - Corsa all'MVP: Jokic punta al back to back, chi lo insidia?

17 MARZO
BASKET/NBA

A meno di un mese dal termine della regular season, illustriamo i reali candidati al premio di miglior giocatore della stagione

SPORT TODAY

The Most Valuable Player. Tradotto dall’inglese all’italiano, il giocatore più prezioso. Quindi quel singolo che, nel contesto squadra, ha un valore e un impatto talmente rilevante da poter cambiare in positivo, con la sua sola presenza in campo, il destino di una serie di partite. E quindi, gli obiettivi di una stagione.

La cultura dell’intrattenimento statunitense - che riguarda anche lo sport - è solita sublimare l’eroe fino al punto tale da ergerlo a supereroe. E anche la NBA rientra in quest’ottica, che vede spesso la stella diventare più importante della franchigia in cui gioca - e non a caso, oltreoceano si usa il termine franchise-player. Ognuna delle 30 formazioni NBA o quasi ha il suo giocatore franchigia, ma sono pochi quelli che fanno realmente la differenza, non solo a livello mediatico ma soprattutto in termini di risultati. Sono pochi coloro che possono realmente ambire al premio di miglior giocatore della stagione NBA 2021/22. E tra quei pochi, c’è sicuramente l’MVP in carica.

A Jokic non interessa, ma...

Nonostante a lui importi ben poco - ha dichiarato di recente “Non mi interessa essere il migliore, sto solo dando del mio meglio per vincere più partite possibile” - Nikola Jokic è il principale favorito al premio di MVP della Regular Season. Per la seconda stagione consecutiva.

Può sembrare paradossale se si pensa a come il lungo serbo incarni l’antieroe americano per eccellenza: sarà per quel fisico non proprio scultoreo (…), o l’atletismo nettamente sotto media, e anche per il rifiuto categorico di canoni e trend molto cari alla cultura dello show made in USA. Tuttavia, a suo modo, The Joker conquista tutti: davanti ai microfoni con la sua simpatia genuina e anticonvenzionale, mentre in campo… “Mi sento un playmaker intrappolato nel corpo di un centro”. E il fisico è quello di un centro vecchia maniera, non certo di un lungo moderno! Eppure, il 15 dei Denver Nuggets incanta e non smette di stupire gli addetti ai lavori. Anche quest’anno le sue medie - simili a quelle dello scorso anno - sono spaventose: attualmente è 11° nella lega per punti segnati (26), 2° per rimbalzi catturati (13,8) e 7° per assist vincenti (8,1).

Fa tutto, semplicemente, in maniera divina. Divertendosi, quasi senza sudare, andando al suo ritmo. E inoltre, i miglioramenti a livello di attitudine in difesa sono stati tangibili e soprattutto il suo PER (Player Efficiency Rating, una statistica che misura l’efficacia di un giocatore in rapporto ai minuti giocati) è attualmente il migliore mai fatto registrare in una singola stagione nella storia della NBA.

Sì, avete capito bene: nessuno nella storia sta facendo bene quanto Jokic secondo questa statistica. Nemmeno una leggenda come Wilt Chamberlain, che era detentore del record prima che un certo Giannis Antetokounmpo glielo soffiasse, nella stagione 2019/20. E non contento, il greco si sta superando quest’anno, insidiando pericolosamente Jokic: il serbo è infatti a quota 32,61 di PER medio, Giannis 32,32.

Giannis e Joel: la concorrenza è serrata

Antetokounmpo, premiato MVP nel 2019 e nel 2020 e vincitore di quello delle Finals 2021, vinte dai suoi Milwaukee Bucks, continua a impressionare - come del resto Jokic - per la continuità di rendimento mostruosa che sta avendo, unita da miglioramenti visibili a occhio nudo in quello che è il suo storico tallone d’Achille: il tiro dalla medio-lunga distanza. La meccanica è diventata più fluida rispetto alla scorsa stagione e le esitazioni sono minori, il greco ha molta più fiducia nel suo jumper. Viene da pensare che in estate Giannis, anziché dedicarsi totalmente al riposo dopo le fatiche di playoff e Finals NBA, si sia rinchiuso in palestra per diventare ancora più forte, completo, immarcabile. Dai risultati, sembrerebbe ci stia riuscendo alla grande. Per qualità e continuità di rendimento, il greco si può tranquillamente sedersi allo stesso tavolo di Jokic. E lo stesso si può dire di un altro big man dominante come Joel Embiid.

Il camerunense dei Philadelphia 76ers è il miglior marcatore della lega con 30 punti di media e ha già giocato più partite di quelle disputate nella scorsa stagione, dimostrando che i ricorrenti acciacchi fisici delle scorse stagioni - che spesso ne han condizionato impiego e minutaggio - sono ormai superati. Come del resto è alle spalle quel Processo di rinascita 76ers di cui si era fatto portatore con il motto virale Trust The Process, fallito a più riprese e anche in maniera piuttosto rumorosa… Non per demeriti suoi, va detto. Però la stagione 2021/22 ci ha fatto conoscere una versione di Embiid meno acerba delle precedenti: sarà che forse si è stancato di fare proclami, provocare, fare a pugni con avversari (ne sa qualcosa Karl Anthony Towns) e di farsi conoscere come lo spaccone della lega, che tanto dice di volere ma alla fine nulla stringe? Con James Harden e compagni ritenterà l’assalto all’anello, mentre a livello individuale il premio di MVP è certamente alla sua portata, nonostante la concorrenza tremendamente serrata.

Già lo scorso anno Jokic vinse con distacco su Embiid, il secondo più votato, seguito da Antetokounmpo. Come dicevamo, l’impressione è che si possa assistere a un back to back del serbo: quel che fa pendere l’ago della bilancia leggermente dalla parte del Joker è l’importanza che ha avuto per la squadra durante tutto l’anno. Se Denver è virtualmente già qualificata alla postseason, deve tantissimo alla sua stella. A maggior ragione, in una stagione nella quale Jamal Murray e Michael Porter jr - secondo e terzo violino della squadra - non sono mai stati a disposizione. Di conseguenza, le chiavi dell’attacco le ha sempre avute in mano il centro (o playmaker) dei Nuggets, che è riuscito a non far accorgere i tifosi delle pesanti assenze dei due compagni infortunati. Come solo i veri fuoriclasse, ovvero quei giocatori capaci di risolvere da soli o quasi le partite, sanno fare.

Gli outsider

Sarà dunque una corsa a 3, e soprattutto tra soli lunghi? Verrebbe da dire di sì, partono nettamente in vantaggio ed è probabile che vadano tutti a podio, come già accaduto lo scorso anno. Se dovessimo individuare qualche possibile outsider pero, sicuramente va tenuto in considerazione Ja Morant. Il giocatore che al momento sta entusiasmando di più nella lega. Ad ogni allacciata di scarpe regala giocate da videogame, ma non solo: il numero 12 dei Memphis Grizzlies è tra i migliori realizzatori nel pitturato della NBA, insieme ai vari Jokic, Antetokounmpo e altri giocatori accomunati dal fatto di essere alti almeno 20 cm più di lui. E per concludere nei pressi del ferro, fidatevi, avere un certo tipo di prestanza fisica aiuta… Ma per Morant non c’è problema, al ferro se vuole ci arriva lo stesso: slalomeggiando e sgusciando tra i difensori, saltando sopra le loro teste, assorbendo contatti duri senza fare una piega... Non lo si ferma. E Memphis vola con lui, dal nono posto a Ovest della scorsa stagione regolare all’attuale secondo. Un bel balzo in avanti, che potrebbe spingere più di qualche voto dalla parte della stella dei Grizzlies.

Altre mine vaganti che possono sparigliare le carte? Ce ne sarebbero, ma potrebbero rimanere inesplose. Forse DeMar DeRozan potrebbe cogliere un buon numero di consensi, a riconoscimento della sua miglior stagione in carriera. Inaspettata, da leader totale dei rinati Chicago Bulls. L'ex Raptors e Spurs è stato a più riprese decisivo - specialmente nel clutch time - per la franchigia di Windy City, ma rimane un gradino sotto i big three e gode di un po' meno hype rispetto a Morant. Poi ci sarebbe Steph Curry, partito molto forte ma con qualche momento di flessione. Stagione comunque ottima, quella del fenomeno dei Golden State Warriors, ma non da urlare all'incredibile - per quanto rimanga un giocatore unico nel suo genere. E sempre a proposito di atleti unici, Lebron James non viaggiava a una media punti così alta (29.5 punti) da ben 12 stagioni. Dalla disastrosa annata dei Los Angeles Lakers, però, non potrà certo uscire immacolato, nè tanto meno premiato individualmente, nemmeno King James.

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