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La novità, dunque, riguarda proprio gli standard da rispettare: si prevede che i battitori come Rory McIlroy o Bryson DeChambeau perderanno tra i 12 e i 14 metri mentre un dilettante medio tra i 2 e i 4. Nei test attuali le palline non devono volare a più di 289 metri, un limite che rimarrà, ma il robot che colpisce le palline per provarle ora oscillerà più velocemente, con un angolo di lancio più elevato e con meno rotazione. Tutto ciò costringerà i produttori a costruire palline che possano essere colpite più forte, più in alto e con meno effetti ma non andare oltre. I campioni di oggi sono in grado di raggiungere distanze siderali ma l’esigenza è quella di ridurre l’impatto ambientale pertanto non ci si può più permettere di acquistare altri terreni come fatto ad esempio nel 2017 dall'Augusta National per mantenere il tredicesimo tee.
La nuova tecnologia avrà importanti ripercussioni sui professionisti mentre non sortirà quasi nessun effetto sugli amatori. Le organizzazioni mondiali di golf hanno infatti proposto una biforcazione: in pratica le palline che utilizzerebbero i circuiti non sarebbero le stesse usate dai semplici appassionati. Questo sostanziale cambiamento ha riscontrato pareri contrastanti: se Rickie Fowler e Keegan Bradley hanno mostrato grande perplessità, Tiger Woods e Rory McIlroy ritengono indispensabile una biforcazione tra pro e amatori. Un altro aspetto da non sottovalutare sarà il prezzo delle nuove palline. I produttori dovranno investire molto nello sviluppo e nella tecnologia per soddisfare i nuovi standard e tali costi potrebbero essere pagati da chi dovrà acquistarle.
Getty ImagesPalline da golf