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Tokyo 2020 e l'utopia della bolla stile NBA

19 LUGLIO
TOKYO 2020

A poche ore dal via dei Giochi più tormentati della storia, si discute ancora del possibile annullamento e l'indice di gradimento in Giappone si abbassa sempre di più.

GUIDO BAGATTA

Mancano quattro giorni all’apertura delle Olimpiadi di Tokyo, che, oggi più di ieri e meno di domani, sono sempre più discusse e nella polemica.

Leggevo stamattina che i giapponesi ancora fermamente contrari allo svolgimento dei Giochi sono passati dal 60 al 70% e sarebbero destinati ad aumentare ancora. Se si va avanti di questo passo, al momento della Cerimonia d’apertura di venerdì, una intera nazione sarà in rivolta (anche se silenziosa, alla giapponese) contro gli organizzatori (locali e non), ma soprattutto contro il proprio governo.

Sempre stamattina, saltando da un sito all’altro, appariva di continuo, tra le righe dei vari articoli, il concetto che i giapponesi considerino gli stranieri arrivati sull’isola per questi Giochi come una sorta di un gruppo di untori consapevoli, che alla fine, a parer loro, contageranno l’intera nazione.

E più sale il numero dei positivi nel Villaggio Olimpico (attualmente sono sette), più aumenterà in parallelo la certezza che questa edizione doveva e possa essere ancora fermata, cosa che, sinceramente, mi pare decisamente impossibile, a meno di una vera e propria “epidemia” nel villaggio olimpico.

Ma perché, ad una manciata di giorni dal loro inizio, stiamo ancora discutendo sul possibile annullamento di questi Giochi? I fattori sono ovviamente tanti, primo fra tutti la variante Delta che, in estremo oriente come in Europa, ha spiazzato un po’ tutti, costringendo a rivedere molti parametri.

Ma io considererei anche qualche altro concetto che mi sembra interessante, a partire da quello dell’isola, che ha fatto sì che i giapponesi agissero, dal primo minuto della pandemia, in un modo totalmente differente dal nostro, portandosi a vaccinare una percentuale di popolazione decisamente esigua. E questo fatto sta alla base di molti dei problemi che, negli ultimi mesi, hanno fatto traballare queste Olimpiadi. Poi c’è il discorso finanziario, che ancora oggi fa discutere il parlamento nipponico ed il CIO. 

Con la decisione di far disputare i Giochi a porte chiuse, lo stesso Comitato Olimpico ha perso circa un miliardo di dollari in incassi, una parte molto esigua dei quali sarebbero rimasti in Giappone. Su questa decisione a Losanna non hanno potuto far altro che accettare supinamente il tutto.

Cosa diversa invece riguarda il discorso dei diritti televisivi, che determina praticamente il 75% del fatturato del CIO stesso. Capirete che, se le Olimpiadi fossero state definitivamente cancellate, per Bach e soci sarebbe stata una vera e propria Caporetto, ed è per questo che le stesse sono ancora in vita, altrimenti saremmo già proiettati su Parigi 2024 o su Pechino 2022 (giochi invernali). E sempre questo motivo (visto che, dai diritti tv, il governo giapponese e gli organizzatori, non percepiscono nulla) ha continuato a rendere gli attriti tra le due parti quasi insostenibili.

Ma, forse, il motivo principale per il quale ci troviamo ancora a parlare di tutto questo, anziché di atleti, gare e record, è il concetto di “bollastile NBA, che è stato spacciato anche per questi Giochi e che avrebbe dovuto portare ad una situazione a “contagio zero”. Sin dal primo momento è stato venduto un sistema che, nello scorso luglio ad Orlando, ha funzionato benissimo, ma che, da subito, tutti sapevano che non poteva essere replicato. In Florida c’erano, tra atleti, dirigenti, staff media e organizzatori, un migliaio di persone “bollate”, tutte provenienti dagli Stati Uniti e tutte già da prima super controllate con un sistema preciso. Ed infatti, da quando è stata attivata la bolla, alla fine dei playoffs, non c’è stato nessun caso di positività.

A Tokyo una cosa del genere era praticamente impossibile da replicare, per mille motivi, prima dei quali l’arrivo in Giappone di rappresentanti di quasi 200 nazioni, ognuna delle quali con un protocollo locale differente, ma soprattutto con una situazione di partenza completamente diversa. Sorprendersi ora che all’interno della bolla del Villaggio (ma sarà peggio, vedrete, in quella dei giornalisti) ci siano già dei casi di positività è come meravigliarsi che qualcuno in gara si possa infortunare. 

Col senno del poi sarebbe stato molto utile smettere da subito di raccontare favole a tutti, per cercare di convincere il mondo che questi Giochi, in un modo o nell’altro, si sarebbero potuti comunque disputare. Non lamentiamoci ora se i puntelli che sono stati via via messi per tenere in piedi una baracca pericolante stanno ancora scricchiolando.

Guido Bagatta

GUIDO BAGATTA
Tokyo 2020

Getty ImagesTokyo 2020

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