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Tiro a volo: le origini

19 LUGLIO
TOKYO 2020/TIRO

I fucili utilizzati sono di calibro 12, nonostante si possa sparare anche con il calibro 20

SPORT TODAY

Negli Stati Uniti, a metà dell’Ottocento, si diffonde un gioco nel quale i tiratori colpiscono delle palle di vetro, molto simili a quelle utilizzate per gli ad­dobbi natalizi, lanciate da speciali macchine a molla denominate «balltraps». Nel 1880, fa la sua comparsa il bersaglio in argilla, conosciuto nei paesi anglosassoni come «clay bird» (uccello d'ar­gilla) e in Francia come «pigeon d'argile» (piccio­ne d'argilla), che anticipa l'introduzione dell'at­tuale piattello di forma rotonda. Il nome non è casuale, dato che competizioni di tiro al piccione erano già in voga almeno dal 1832.

Nel programma dei Giochi, la disciplina ha fatto il suo ingresso dall'edizione di Parigi 1900 con la più antica delle sue specialità, la fossa olimpica. Come il tiro a segno, anche quello a volo è stato escluso dai Giochi nel 1904 e nel 1928.

Oggi il bersaglio, detto piattello, ha un diametro di 11 centimetri, un'altezza fino a 2,5 centimetri e un peso di 105 grammi. Nelle discipline olimpiche viene usato sempre il piattello di colore arancio.

I fucili utilizzati sono di calibro 12, nonostante si possa sparare anche con il calibro 20. Il fucile ha un peso che va dai 3,5 kg ai 4,2 kg e varia a seconda della corporatura del tiratore. La lunghezza delle canne solitamente va dai 72 ai 76 cm.

Tiro a volo

Getty ImagesTiro a volo

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