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Sul match Alcaraz-Medveded: "“Ci sarebbero da dire tante cose. Nella battuta d’arresto di Indian Wells si era vista una differenza molto sfavorevole a Medvedev, poi a Wimbledon non c’è stata partita. A New York si poteva pensare, con il 3 su 5, che si potesse assottigliare il gap. Le partite secondo me non si possono leggere con ‘Medvedev è stato strepitoso’. Ha cercato di tirare più forte, rispondendo sempre da lontano e usando il ‘metodo Sinner’, cercando di dare meno spazio alla creatività, prendendosi i suoi bei rischi, meno tempo, ma se andiamo ad analizzare la partita il primo set poteva vincerlo Alcaraz ai punti. Nel secondo Medvedev ha dilagato ed Alcaraz non era così brillante, se togliamo la finale di Cincinnati non è stato strepitoso in queste settimane. Bravo a stare in partita, ha vinto il terzo, nel quarto ha avuto le sue occasioni. Comunque è stato molto vicino. Questa è una caratteristica di tutte le ultime sconfitte con avversari importanti di Alcaraz, dove magari non è stato perfetto. Vedi Berrettini in Australia, Zverev al Roland Garros, Sinner a Wimbledon, Musetti ad Amburgo, Djokovic nelle sconfitte di Parigi e Cincinnati. Hai sempre la sensazione che se sta bene vince lui, per perdere l’altro deve fare una roba speciale e lui non sia al meglio. E nonostante questo ha sempre delle chance abbastanza importanti. Questo secondo me dice molto di quanto sia forte Alcaraz. Le sue sconfitte dicono che se lui aggiusta veramente due cose in esperienza, gestione, errori in meno, diventa dura. Ci sono tre giocatori che quest’anno hanno aperto una voragine in termini di risultati. Se guardiamo la Race hanno quasi il doppio dei punti rispetto al quarto, che è Sinner. Questi tre hanno avuto un rendimento eccezionale“.
Getty ImagesAlcaraz, US Open