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2023 EDIZIONE STORICA: SI APRE AL “MEDIO/SCURO”. UN GESTO PER LE DONNE
L’edizione 2023 sarà un’edizione storica: Wimbledon si apre ai colori scuri. Solo parziali e solo con giustificazione, comunque. Dopo un periodo di confronto con la WTA, i produttori di abbigliamento e le squadre mediche, l’All England Lawn Tennis and Croquet Club (gli organizzatori del torneo), infatti, ha deciso di aprire anche ai pantaloncini di colore “medio/scuro”. Una scelta fatta per andare incontro alle tenniste, che hanno evidenziato come la scelta del total white nei giorni con le mestruazioni le ponesse in uno stato d’animo particolare: con tutti gli occhi addosso (comprese telecamere e macchine fotografiche), erano più preoccupate di un’eventuale macchia di sangue che non del gioco che stavano realizzando. Un problema di cui si sono fatte promotrici anche giocatrici di primo piano, come russo-francese Tatiana Golovin (un Roland Garros in bacheca nel doppio).
“Ci impegniamo a supportare i giocatori e ascoltare i loro feedback su come possiamo migliorare. La nostra speranza è che questo aggiustamento delle regole aiuti le giocatrici a concentrarsi sulle loro prestazioni, alleviando una potenziale fonte di ansia” aveva dichiarato l’ad Sally Bolton nell’annunciare la storica novità.
LE ORIGINI DEL TOTAL WHITE
Per comprendere il dress code del total white bisogna andare indietro nel tempo, sino al 1877 (anno di nascita del torneo). Il tennis era uno sport per aristocratici e i tornei si svolgevano in luoghi contraddistinti da eleganza e lusso. Il sudore dei giocatori non si addiceva di certo a un simile contesto, seppure fossero i protagonisti dell’evento. Proprio per questo gli organizzatori decisero di mimetizzare l’eccessiva sudorazione e decisero che magliette e pantaloni colorati doveva essere banditi in quanto mettevano in risalto il sudore. La scelta cadde così sul bianco (puro), capace di mimetizzare le antiestetiche macchie.
IL DECALOGO UFFICIALE DI WIMBLEDON
Fino alla grande svolta della prossima edizione, che si svolgerà dal 3 al 16 luglio, era questo il decalogo che per anni – decenni, praticamente da sempre – è stato in vigore nella più importante competizione tennistica sull’erba.
- I concorrenti devono essere vestiti con un abbigliamento che sia quasi interamente bianco.
- Il bianco non include il bianco sporco o il crema.
- Sul completino non possono esserci disegni. È accettabile un unico bordo colorato intorno allo scollo e intorno al polsino delle maniche, ma non deve essere più largo di un centimetro (10 mm).
- Il colore contenuto nei motivi sarà misurato come se fosse una massa solida di colore e dovrebbe essere all’interno della guida di un centimetro (10 mm). Non sono ammessi loghi fantasiosi o motivi particolari.
- La parte posteriore di una camicia, un vestito, una maglia da ginnastica o un maglione deve essere completamente bianca.
- Pantaloncini, gonne e pantaloni della tuta devono essere completamente bianchi ad eccezione di una singola striscia colorata lungo la cucitura esterna non più larga di un centimetro (10 mm).
- Berretti, fasce per la testa, bandane, polsini e calze devono essere completamente bianchi ad eccezione di un singolo bordo colorato non più largo di un centimetro (10 mm).
- Le scarpe devono essere quasi interamente bianche. Suole e lacci devono essere completamente bianchi. I loghi dei grandi produttori non sono consigliati. Le scarpe da tennis per erba devono rispettare le regole del Grande Slam. In particolare, non sono consentite scarpe con foruncoli intorno alle dita dei piedi. Il foxing intorno alle dita deve essere liscio.
- Tutti gli indumenti intimi che sono o possono essere visibili durante il gioco (anche a causa della sudorazione) devono essere completamente bianchi ad eccezione di un singolo bordo colorato non più largo di un centimetro (10 mm). Inoltre, sono sempre necessari standard comuni di decenza.
- I supporti e le attrezzature mediche devono essere possibilmente bianchi, ma possono essere colorati se assolutamente necessario. Un codice di abbigliamento più rilassato, invece, opera nei campi di allenamento dell’Aorangi Park.
TUTTE LE VOLTE CHE IL TOTAL WHITE NON È STATO RISPETTATO
La regola del bianco totale, però, non è stata sempre rispettata. Il caso di ribellione più eclatante? Andre Agassi, “la rockstar del tennis” secondo la definizione di John McEnroe, fino al 1991 ha rinunciato a partecipare al torneo proprio perché non poteva vestirsi come voleva, lui che era abituato a un look rivoluzionario fatto di colori, orecchini e capelli lunghi. Poi nel ’92 vi prese parte e lo vinse.
La storia di Wimbledon, comunque, è ricca di episodi in cui i tennisti hanno evitato il total white. Nel 2009 Roger Federer si presentò in campo con felpa bianca e oro, abbinata alla borsa con gli stessi colori e il marchio Nike molto grande in oro. Quattro anni dopo ancora lui si presentò in campo impeccabile, ma con le scarpe che riservavano una sorpresa: la suola era arancione. Cosa che non piacque agli organizzatori, che lo multarono. Per la finale contro Borg nel 1980, John McEnroe aveva invece scelto il rosso per la fascia tergisudore. Mentre nel 2017 Jurij Rodionov restò vittima dell’intimo blu: il giudice lo costrinse ad andarle a cambiare perché si vedevano sotto i pantaloncini bianchi. Episodio analogo è successo anche a Venus Williams (sempre nel 2017). In questo caso disdicevole erano le spalline rosa del suo reggiseno.
A “giocare” con l’intimo anche diverse tenniste: Maria Sharapova ha indossato una culotte arancione sotto il vestitino bianco, nel 2013 Alize Cornet ha scelto il rosso per i propri slip. Ma anche il bianco può essere pericoloso, come ben sa Annie White. La tennista nel 1985 fu obbligata a cambiarsi perché la sua tuta (completamente bianca) fu considerata poco decorosa perché aderentissima.
2022: CONTRO LE REGOLE MA AUTORIZZATI
Wimbledon non è mai stata tanto colorata come nella scorsa autorizzazione. Ma in questo caso nessuna infrazione del rigido dress code di Wimbledon. È stata la stessa organizzazione, infatti, a permettere l’utilizzo dei colori dell’Ucraina (il giallo e l’azzurro) per permettere ai tennisti di esprimere la loro vicinanza al popolo ucraino dopo l’invasione russa.